MANTOVA Domande tante, richieste di chiarimenti, tantissimi, voglia di concertazione non quantificata, ma parliamo solo di istanze a senso unico che non riescono a ottenere risposte adeguate. Questo almeno a detta delle Rsu dell’Apam che continuano a rivendicare legittime attenzioni da parte dell’Apam, senza sentirsi soddisfatte dai responsabili del servizio di trasporto pubblico.
Da ultimo, l’intervento di un rappresentante del sindacato interno che ha avanzato all’azienda una richiesta: quella di mettere in circolazione i bus di recente acquisizione e immatricolazione, che attualmente risultano fermi nel ricovero mezzi di Dosso del Corso, mentre in circolazione vengono messi veicoli datati a quindici o vent’anni fa, ormai pressoché esausti per chilometraggio e comfort.
Peraltro aggiungono le Rsu, gli automezzi della flotta più nuova ed efficiente non risultano nemmeno assicurati. E fatto ancor più significativo, quelli adibiti al trasporto pubblico non risultano nemmeno in piena efficienza: malgrado le reiterate segnalazioni, diversi di essi non dispongono nemmeno di impianti di climatizzazione funzionanti, proprio in un momento particolare come il presente, con temperature diurne che sfiorano i 40 gradi, e che creano forti disagi sia al pubblico utente, sia al personale.
Pur a fare la tara alle rimostranze, che tendono a produrre iperboli anche nel lessico (“autobus crematori”, “catorci semoventi” e simili), una lunga sequela di segnalazioni corredata anche di filmati, con numeri di targa e altre documentazioni di disfunzioni meccaniche, sono comunque indizi di una frizione che difficilmente sembra superabile al momento.
Per converso, l’azienda, più volte da noi interpellata ai vertici, assicura che i servizi vengono mantenuti negli standard, pure fra le difficoltà contingenti, che vanno dalla rarefazione dell’utenza all’aumento spropositato dei costi.
Apam – attraverso i soggetti soci – ha dato ampia prova di volersi adeguare alle necessità di una mobilità sempre più efficiente e a basso costo ambientale, non rinunciando a massicci investimenti sulla flotta dei bus.
La contro-replica che arriva dalle parti sociali pone domanda su domanda: se gli investimenti sono stati fatti, e se i nuovi bus ci sono, perché rimangono in deposito? E sino a quando lo stesso personale a bordo (autisti in primis) dovrà soffrire questa situazione di disagio, peraltro riversata anche sul pubblico?