Cercò di uccidere l’ex moglie a colpi di cacciavite, 49enne stangato

MANTOVA Prima del verdetto finale, ha voluto rendere una dichiarazione spontanea, professandosi in tale circostanza profondamente pentito e pronto a risarcire la vittima. Parole, quelle proferite l’altro ieri davanti al collegio dei giudici del tribunale di Padova, da Shuangping Liu – 49enne cinese accusato del tentato omicidio della sua ex moglie – non sufficienti però ad evitargli una condanna a 8 anni e 15 giorni di reclusione.
I fatti a lui ascritti risalivano nello specifico al 19 dicembre dell’anno scorso quando, in un palazzone nei pressi della stazione del capoluogo euganeo, aveva cercato di ammazzare l’ex compagna armato di un cacciavite. Oltre alla brutale aggressione a colpi di cacciavite, valsa alla vittima ferite molto serie, a pesare sulla sentenza di primo grado è stato altresì il passato dell’uomo. Liu al momento dell’attacco era infatti latitante dopo una precedente condanna per maltrattamenti e violenza sessuale perpetrati nei confronti della stessa donna.
Quel pomeriggio l’imputato aveva teso un agguato alla ex, sua connazionale di dieci anni più giovane, aspettandola nell’androne del condominio “Torre Belvedere”, dove lei stava raggiungendo l’appartamento di alcuni conoscenti. Dopo essersi avvicinato le si era quindi avventato contro pugnalandola ripetutamente con un cacciavite a stella da 25 centimetri. Alla testa, all’addome, al bacino. Poi aveva utilizzato lo stesso oggetto, impugnandolo per la punta, come fosse un martello per continuare a infierire sulla donna ormai a terra sanguinante. Le grida disperate della vittima avevano destato l’attenzione di alcuni condomini, che hanno chiamato il 112. Una volta arrivati tempestivamente sul posto i carabinieri avevano letteralmente strappato via il 49enne dal corpo della ex moglie.
La donna aveva trascorso un lungo periodo in ospedale, con un’orbita oculare sfondata, due ferite da punta all’anca e una grave lesione a una mano. In fase d’istruttoria dibattimentale all’imputato erano anche state contestate diverse aggravanti: dalla crudeltà (per essersi calato la mascherina e aver sogghignato davanti alla donna per incuterle ancor più terrore) al fatto di aver agito in un luogo chiuso da dove la vittima non poteva fuggire, fino al fatto di essere latitante e al legame di parentela con la vittima. Liu e la donna infatti non avevano mai legalmente divorziato, pur essendo separati da tempo.
Da tre anni per l’esattezza, cioè da quando l’uomo era stato arrestato per maltrattamenti e violenza sessuale nei suoi confronti. Da tale vicenda ne era scaturita una condanna (in primo grado, sempre al Tribunale padovano) a 6 anni e 8 mesi. Da quel momento, nonostante l’ordine di carcerazione, aveva fatto perdere le proprie tracce risultando domiciliato a Ostiglia. Ma anche all’indirizzo mantovano si era reso irreperibile. (loren)