Delitto Colli, alla sbarra anche l’ultimo bandito

Ieri udienza in Corte d'Assise per il 30enne rumeno

colli
Ovidiu Baisan

MANTOVA Era stato catturato la scorsa estate ad Alba Julia, nel nord ovest della Romania, dopo una latitanza durata oltre sei anni. Ieri mattina per Ovidiu Aurel Baisan, 30enne ultimo componente della banda di banditi rumeni accusata di aver assassinato, il 18 maggio 2012, l’agricoltore di Buscoldo Edo Colli, si è aperto il processo in Corte d’Assise. L’accusa formulata nei suoi confronti, così come per tutti gli altri quattro complici, è di omicidio premeditato. In realtà il giudizio a carico del 30enne si sarebbe dovuto aprire giusto un anno fa, ma la sua irreperibilità aveva reso vano ogni tentativo di notifica. Era stata la Polizia rumena, dopo una serrata attività d’indagine condotta dagli uomini dell’Arma virgiliana, a rintracciarlo lo scorso agosto nel Paese d’origine. Ora degli autori di quella rapina finita poi tragicamente nel sangue, resta latitante un solo quinto elemento, Nicolae Anghel già condannato all’ergastolo in contumacia. In aula, davanti a magistrati togati e giudici popolari, conclusa la fase preliminare dell’ammissione delle prove, si è quindi proceduto con l’escussione dei primi testimoni, molti dei quali già sentiti nei precedenti procedimenti instaurati a carico degli altri imputati. Tra le deposizioni chiave quella del comandante del nucleo investigativo dei carabinieri di Mantova, il sottotenente Claudio Zanon, che all’epoca aveva coordinato le indagini del caso. Dai rilievi effettuati sul luogo della tragedia e dall’acquisizione dei tabulati telefonici era stata ricostruita l’esatta dinamica del delitto ed i movimenti della banda sia prima che dopo la morte di Colli. A circa un paio di chilometri di distanza dall’abitazione del 65enne imprenditore agricolo, in direzione Mantova, gli investigatori avevano rinvenuto sia il portafoglio che il telefonino sottratti quella sera alla vittima. Stando a quanto emerso, inoltre, la presenza di Baisan nel capoluogo virgiliano era stata confermata già una settimana prima. L’uomo, infatti, insieme agli altri 4 connazionali, era stato fermato e controllato a bordo di una Bmw rossa intestata al padre di Anghel una prima volta l’11 maggio in strada Spolverina e la sera precedente l’omicidio sul Lungolago Gonzaga.