Fotografie di Millenaria. In festa la gente dei campi

MANTOVA – Quella volta è una volta rinchiusa in una fotografia, in bianco e nero e molti grigi, grigi vivi però non di quelli da sfondo ma da protagonista. Foto di una inaugurazione. Foto di gente in un viale della Millenaria di Gonzaga, non solo fiera, non solo trattori, non solo luna park, non solo allevamento, non solo tutto il resto ma tutta una festa della gente dei campi, che siamo o vorremmo essere tutti noi. Clima da Millenaria, aria di Fiera di Gonzaga, cambiata, cambiatissima, non c’è dubbio, ma sempre dal cuore popolare un po’ magico.

Di richiamo per addetti e si curiosità per non addetti. Festa e luogo d’incontro e scambio per agricoltori e tecnici ma richiamo formidabile per casalinghe e rasdore, per curiosi del mondo agricolo o per nostalgie di corti e cascine. Un camion colorato sul ponte di Borgoforte imbocca la provinciale. Cosa sarà? Beh, son le giostre che andranno a Gonzaga. Ah, giusto, Gonzaga è anche Luna Park con quella tradizione cella Bella del Luna Park che s’inventarono i grandi Enzo Tortora e Gilberto Boschesi, s’immagina con la creatività di Maria Grazia Fringuellini. Cuore popolare, desiderio di stupire. Fiera e festa insieme. Ma anche istituzioni. Questa foto lo dimostra: ministro dell’Agricoltura dell’epoca, Giuseppe Bartolomei. e poi accanto tutti i maggiorenti istituzionali e politici, sindacali e amministrativi. Le ore ufficiali nella kermesse della festa, dell’aria di fiera che tutto avvolgeva. Ricordo i colori e i sapori che prima di toccare la lingua e il palato salivano dal naso. Inaugurazione ufficiale nell’aria al gusto di fieno e salsiccia, di piadina e zucchero filato.

Non a caso Gilberto Boschesi, cantore interno ed esterno di quelle gesta e di quella orchestrazione collettiva, mi accoglieva, giovane cronista, con gli occhi lucidi di contentezza e sprigionanti voglia di raccontare, con l’espressione del leone che ruggisce. Come nelle sigle dei film.  Eh sì, questa fiera, agli occhi e alle orecchie del mondo non solo agricolo, era un leone e tutti gli anni a settembre ruggiva, faceva sentire il suo verso di forza e di amore per la terra, per i contadini, per le razdore, per gli allevatori, per gli animali per le sementi, per i trattori, per le ranghinatrici. Ah, che spettacolo vedere il maestro Gilberto Boschesi uomo di carattere e di statura, osservare i padiglioni e le macchine, i visitatori e le artiste, e vederlo contento nelle pupille più profonde col respiro che gli veniva dal cuore.  “E lui sorrideva e pensava al concorso o alla impresa dell’anno dopo.  Ricordo convegni e inaugurazioni con ministri dell’agricoltura del calibro di Giovanni Marcora per anni protagonista della Millenaria e di Gonzaga, e poi il citato Bartolomei con l’assessore regionale, una vita dedicata all’agricoltura Ernesto Vercesi e via elencando.  Un tuffo nella foto sembra di stare lì. Il sindaco Baricca che cammina pensando, il presidente della Fiera Cavazzoli che illustra e interloquisce.

E prendeva la bicicletta Gilberto e girava per i viali, riconosceva e salutava amici e conoscenti, allargava le braccia si fermava a raccontare di quando venne quel personaggio dall’estero e tutta la Fiera si fermò. La Fiera era ed è il personaggio. Ed è storia della nostra terra che ricorre, nel ricordo dell’ormai vecchio cronista, in quegli occhi lucidi del Maestro Gilberto Boschesi.

La folla di visitatori che da mattina a notte viene a curiosare e guardare, ad assaggiare tortelli e panini ad applaudire spettacoli e personaggi. E allora, ai tempi, c’era la bella del Luna Park, il concorso che eleggeva la ragazza più bella della Fiera tra le luci del Luna Park. Un carosello di colori che facevano la differenza nel parco della rassegna in quegli anni, gli anni Cinquanta e Sessanta, gli anni della ricostruzione e della ripresa, gli anni delle riforme e del boom economico e anche alimentare. Andare alla fiera era ed è quasi un evento, di certo un appuntamento. Allora anche una tradizione di famiglia. “Sèt andà a la Féra?” “Agh vagh adman”. “Sei andato alla Fiera?” “Ci vado domani”. Un comandamento della Bassa, come andare ad un rito. La Fiera decantata e raccontata in televisione e sui grandi settimanali popolari proprio anni Cinquanta e Sessanta per la capacità di mettere insieme tecnica e scienza, spettacoli popolari e richiami di folklore. Nel colore e nel sapore della genuinità.  Fin dagli Anni 50, gli organizzatori gonzaghesi erano impegnati ad arricchire il programma e quindi la visibilità nazionale. L’idea di Gilberto Boschesi, maturata nel 1962 sul filone di Miss Italia e guardando a giostre e tirassegni che ogni anno arrivavano, era di eleggere la Bella del Luna Park, sotto il tendone di un circo. «Siamo partiti subito alti – racconta Arrigo Davoli, tra i depositari della storia gonzaghese – riuscendo ad avere Enzo Tortora a presentare nel 1962 la prima edizione. Era già nel pieno successo, dopo Telematch, Campanile sera e la radio. Le serate e l’atmosfera della Millenaria gli erano piaciute tanto da voler tornare negli anni successivi, non solo per presentare. E c’è una scheda con foto in Lombardia Beni Culturali dedicata proprio ad una partecipante del concorso, scattata dal mitico Luigi Barlera proprio 50 anni fa nel 1973. “Lo scatto ritrae Barbara Viotto, “Bella del Luna Park 1973”. Inquadrata in piano medio, la giovane concorrente porta la fascia della vittoria. Una piccola scimmia è appollaiata sulla sua spalla destra”. Venivano a Gonzaga inviati dalla tv e dalla radio per fare il servizio annuale sulle luci e le novità della Fiera Millenaria di Gonzaga, terra agricola di latte e di formaggio, di carne bovina e di carne suina, ma anche richiamo di colore e di folklore, di vita contadina raccontata con ardore e di innovazione agricola provata e sperimentata.

Eccolo il segreto millenario della Millenaria per anni e anni: mettere insieme ricordi e futuro, civiltà agricola e innovazione tecnologica, sentimento e mercato, assortimento e raccoglimento. C’erano giorni pieni tra i contri e convegni, feste e spettacoli, sfilate e mostre e tanta voglia di vedere e scoprire. Arrivavo al mattino presto negli uffici che ancora erano dislocati nel palazzo ex Convento con quel chiostro che era la piazza degli incontri: c’erano loro i padri della Fiera di Gonzaga, di quegli anni Ottanta, consiglieri e presidenti, rappresentanti di tutte le aree culturali e ideali del territorio. Una fiera del cuore.