Tributo a Mario Manfredi

MANTOVA Grazie a Coni e a Panathlon, Mantova ha onorato uno dei suoi massimi assi sportivi. Parliamo di Mario Manfredi, un protagonista del trotto fra gli anni Cinquanta e i Sessanta. A rievocarlo Alberto “Spik” Manfredi, nipote ed esperto di ippica.
L’esordio nel mondo delle corse avviene nel 1947, ma è dopo una gavetta decennale che Mario si ritrova ai vertici dell’equitazione. Fondamentale l’incontro con Alessandro Finn, un preparatore di cavalli che in gioventù aveva lavorato alla corte degli zar. Siamo nel 1958, l’anno successivo grazie ai numerosi primi posti – saranno 243 – il guidatore mantovano si aggiudica la Frusta d’Oro. I suoi cavalli si chiamano Ledro, Nautilus G, Thunder. Altrettanto prestigiosi i proprietari: da Prada alla contessa d’Assia, dagli Orsi Mangelli a Leonello Gatto.
Nel 1961 il fantino sembra destinato a superare le vittorie di due anni prima. In primavera Manfredi trionfa anche sulla pista parigina di Vincennes. Alcuni giorni dopo, mentre col collaboratore Aldo Talassi sta rientrando a Mantova, poco dopo Guidizzolo la sua Giulietta esce di strada. A soli 34 anni per Manfredi è la fine. Oltre alle numerose vittorie lo contrassegnavano lo stile di corsa e l’eleganza indossata sul sulky. “Con Mario Manfredi scompare il Gary Cooper del trotto”, annuncerà così la notizia il Corriere dello Sport. (lov)