Il Trio Italiano d’Archi per Società della Musica

MANTOVA Società della Musica inaugura stasera alle ore 20.45 presso la Madonna della Vittoria – la sue ventiduesima stagione. Protogonista di questa speciale “opening night” sarà l’eccellente Trio Italiano d’Archi, apprezzatissimo da pubblico e critica, formato dalle prime parti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai: Alessandro Milani (violino), Luca Ranieri (viola) e Pierpaolo Toso (violoncello). In programma, musiche di Ludwig van Beethoven.
Nell’ultimo decennio del ‘700 il Conte Appony, nobiluomo viennese, commissionò a Ludwig van Beethoven un quartetto d’archi. Tuttavia questi – forse per facilitarsi il compito, forse per dar dignità a vecchi lavori che non avevano ottenuto il giusto successo – rielaborò un trio d’archi composto anni prima. Nacque così il Trio in mi bemolle maggiore op. 3, opera di grande importanza storica, al di là del suo valore musicale, in quanto rappresenta la sua prima pagina destinata a questa formazione. Da un punto di vista formale il Trio op. 3 si avvicina alla tradizione del divertimento (sei movimenti che si susseguono liberamente), scelta nella quale si intravede un riferimento al modello mozartiano; ma anche il linguaggio musicale rimane vicino a quello del disinvolto intrattenimento settecentesco. Soltanto nel Finale, secondo la critica, si avvertono i segni di un Beethoven più maturo.

La Serenata n. 2 in re maggiore op. 8 è stata composta tra il 1796 e il 1797 e venne pubblicata a Vienna nell’ottobre di questo ultimo anno. Beethoven sembra proporsi qui come compositore alla moda, e non lesina concessioni a quello stile più brillante e leggero così in voga nella Vienna del tempo. Ciò spiega la presenza di una spiritosa Polacca come quinto movimento (in tutta la produzione beethoveniana le Polacche si possono contare sulle dita di una mano) e tutte quelle “trouvailles” che rendono ancora più piccante quest’opera già così ricca di giovanile esuberanza: la suggestiva coda in pizzicato del Minuetto, il sentimentalismo persino esagerato del secondoAdagio, in re minore, per due volte interrotto da uno “Scherzo” che è tale di nome e di fatto, la festosa gaiezza della Marcia che apre e chiude la composizione. La Serenata godette a suo tempo di un largo successo, testimoniato dalla considerevole quantità di trascrizioni, riduzioni e adattamenti che gli editori di mezza Europa si affrettarono a pubblicare.