Rivarolo capitale del jazz con il Premio Kramer

RIVAROLO MANTOVANO Il mestiere del giornalista è quello di vestire i fatti di parole, cristallizzare l’accaduto in un’istantanea capace di restituirne il senso insieme, se possibile, al sapore. Ma accade che a volte proprio la parola vacilli, consapevole della propria pochezza. Quando l’incontenibile gioia della musica si mangia il palco, quando – in una parata di eccellenze – di fronte a noi si sta consumando una sfida all’ultima bellezza, diventa difficile sciogliere l’incanto di quell’alchimia di sole note, ben più forti di qualsiasi aggettivo. La scorsa domenica 21 luglio, di fronte ad una piazza Finzi gremita – ottimo come sempre il lavoro dei tanti volontari che sin dall’alba si erano prodigati ad allestire palco e platea – Rivarolo Mantovano è stata ancora una volta capitale del grande jazz, con la serata dedicata al Premio Kramer 2024. Per la Fondazione Sanguanini, così come per il Circolo del Jazz di Mantova, non certo una mera ritualità ma, piuttosto, la ferma volontà di proiettare la memoria del grande Maestro rivarolese nel presente e del futuro, attraverso l’inesausta esplorazione della sua sterminata produzione così come attraverso la voce di alcuni tra gli interpreti più significativi che ne hanno incrociato il cammino. Lo scorso anno, in un concerto memorabile, ad essere insignito del prestigioso riconoscimento alla carriera era stato Emilio Soana, ottant’anni e una vitalità musicale di incomparabile freschezza. Quest’anno, il Premio è andato ad un suo quasi coetaneo, come Soana pilastro assoluto della (purtroppo sciolta) Orchestra ritmica della RAI di Milano, come Soana strumentista di strabiliante generosità e versatilità, espressa tra clarinetto e saxofono, in una ricerca senza steccati che lo ha portato a confrontarsi con i più disparati linguaggi e repertori. Pungolato dalla strepitosa The Swingers Orchestra – ciurma di amici storici e di compagni di strada, oltre che formazione da autentico fantacalcio del jazz – Gianluigi Trovesi ha tenuto il pubblico appeso al filo del suo racconto magico. Un racconto in cui lo smalto strumentale di incorrotta fattura forniva ali ad uno svaporante lirismo, ad una cantabilità che estraeva, da standard senza tempo di Benny Goodman e di altri sommi, un’anima al tempo scanzonata e malinconica, esuberante e introspettiva. Un gigante, non solo per l’imponenza della sua figura che torreggiava sul palco, ma ancor più per la capacità di attraversare pagine della musica e della storia e di carpirne l’anima più segreta. Fino alla struggente Soave melodia di Falconiero, un filo di base ritmica e la purezza saturnina del suo canto, pescato dai manoscritti di un compositore di quattro secoli fa, attivo tra Parma e Mantova, e capace di parlare a noi, di parlare di noi, con immutata forza. Con lui, in prima linea in quell’esercito gioioso e guascone di fuoriclasse, l’immenso Paolo Tomelleri, già Premio Kramer di alcune passate edizioni, ideale spalla e contrappunto, con il suo clarinetto vellutato e insinuante, seduttivo e sornione, al dilagante festeggiato. Un incanto, a cui – e andiamo in ordine sparso – la tromba di Soana, un miracolo di esattezza, prodigioso virtuosismo e naturalezza di resa, dava al cocktail il brivido di una punta di seltz, esplosivo in entrata e persistente nel retrogusto. E ancora, da applausi a non finire i due saxofoni graffianti e visionari di Gianni Oddi e Fabio Petretti nel furoreggiante Avalon, impreziosito dal fremente solletico della batteria di Claudio Bonora e dall’avvolgente trombone di Rudy Migliardi, e in Jersey Bounce, al cui giardino di delizie si aggiungevano, a dare il passo, il contrabbasso di Enrico Lazzarini, la chitarra di Delio Barone e il pianoforte di Stefano Caniato. Due ore in un respiro, scandite al ritmo dei ruggenti anni del grande jazz, quello che Kramer, con infallibile fiuto, aveva portato da questa parte dell’Oceano, travasandola e scaldandola al calore di una sensibilità tutta nostra e facendone la colonna sonora di un’epoca. Prima di chiudere la prima parte della serata, lasciando il palco alla premiazione di Trovesi per mano del sindaco, Massimiliano Galli, era il momento di una sorta di operazione nostalgia con Jeannine, con il trio di vecchi pilastri dell’Orchestra RAI Soana, Migliardi e Trovesi, nella veste di statuarie prime parti a ricordare i tempi d’oro, e con l’irresistibile Crazy Rhythm, in cui ogni componente della formazione portava, alla concitata conversazione, il suggello aureo del suo assolo. Nella seconda parte, a raggiungere l’orchestra era la splendida Nicoletta Fabbri – voce duttilissima dal colore vagamente rétro, perfetta per scolpire con minuzia un raffinato ventaglio di nostalgie e desideri – in un dialogo di rara eleganza con le singole individualità dell’orchestra sul sentiero di pagine immortali, da Every day I have the blues ad Orange coloured sky fino alla struggente Dream a little dream of me. Un’ultima emozione, prima di spegnere i riflettori e dare appuntamento al prossimo anno: Route 66, quella strada mitica che nella storia del jazz, così come nella geografia degli Stati Uniti, costituisce una sorta di stella polare. Applausi e un velo di commozione. Fino a quando simili giganti faranno musica, l’anima del Maestro Kramer potrà sorridere, sapendo di essere in buone mani.
La serata è organizzata con il patrocinio della Provincia di Mantova e del Comune di Rivarolo Mantovano, resa possibile grazie al sostegno della Pro Loco rivarolese, degli Eredi del Maestro Kramer e della BCC di Rivarolo Mantovano Cassa Rurale e Artigiana.