Calcio – Giuseppe Magalini: “La mia seconda favola biancorossa”

Giuseppe Magalini
Giuseppe Magalini

MANTOVA Nel personalissimo iride di  Giuseppe Magalini, direttore sportivo mantovano di lungo corso e prestigiosa carriera, non c’è dubbio che il bianco e il rosso occupino un posto speciale e privilegiato. Dopo le due promozioni consecutive col Mantova (dalla C2 alla B nel 2004 e 2005) è arrivata quella col Vicenza, guardacaso guidato dallo stesso condottiero dei gloriosi anni virgiliani: Mimmo Di Carlo. Un’accoppiata vincente, quella formata da Magalini e dal tecnico ciociaro, capace di riportare il Lanerossi tra i cadetti due anni dopo il fallimento.
 Direttore, prima di tutto complimenti. Certo è stata una promozione anomala…
«Posso dire di aver celebrato tre promozioni completamente diverse nella mia carriera: la prima col Mantova in autogrill (la squadra era diretta a Biella e il pari del Sudtirol nell’anticipo diede il via alla festa,  ndr); la seconda sul campo del Martelli (play off col Pavia,  ndr); e questa a casa per effetto del coronavirus».
 Un peccato, vero?
«Lo considero un torto, e lo dico con il massimo rispetto per il dramma vissuto dal Paese. Avremmo meritato di festeggiare sul campo, insieme ai nostri tifosi che per tutta la stagione ci hanno fatto da traino. Ho ancora negli occhi la nostra curva piena a Cesena. Fu l’ultima partita, poi il Covid si è preso la scena».
 Ce l’avreste fatta lo stesso?
«Ne sono convinto. Si era creata una alchimia eccezionale tra squadra, tifosi e ambiente».
 Altri segreti?
«La regolarità. Il girone B era il più equilibrato e per imporsi serviva sbagliare il meno possibile. Su 27 partite ne abbiamo vinte 18 e perse solo 2».
 Tra le sue mosse vincenti, l’arruolamento di Di Carlo…
«Mimmo con questa maglia ha vinto tanto. Nessuno meglio di lui poteva trasmettere la “vicentinità”, far capire ai giocatori cosa significa vincere a Vicenza. Per questo ho subito pensato a lui, quando col dg affrontammo la questione allenatore. Di Carlo ha poi saputo circondarsi di uno staff di livello (di cui fa parte l’altro ex biancorosso Claudio Valigi,  ndr) che ha dato un grosso contributo ai risultati».
 L’ha trovato cambiato rispetto ai tempi mantovani?
«Le esperienze inevitabilmente ti cambiano. Vale per tutti, me per primo. Di Carlo ha comunque conservato intatta la sua grinta».
 Che obiettivi vi siete dati per il prossimo anno?
«Il Vicenza ha una proprietà ambiziosa, quindi punteremo ad essere la sorpresa del campionato».
 Lei ritrova la B dopo 10 anni…
«Sì, sarà il mio sesto campionato tra i cadetti dopo i 5 col Mantova. Spero che l’impatto sia lo stesso di allora».
 A proposito di Mantova, è contento della promozione?
«Molto. Il Mantova deve stare tra i professionisti e si è meritato questo traguardo. Penso che con questa proprietà l’Acm non abbia più nulla da temere».
 È riuscito a seguire qualche partita della sua ex squadra?
«Certo. Quando giocavamo la domenica alle 18, succedeva che nell’attesa guardassi la partita del Mantova in diretta streaming. In generale, il primo risultato che andavo a cercare la domenica era quello dei biancorossi».
 Che consigli può dare al Mantova per la prossima stagione?
«Premesso che la dirigenza sa benissimo cosa fare, mi permetto solo di osservare che la C è difficile e, per ben figurare, occorre dotarsi di una spina dorsale di giocatori che conoscano bene il campionato».
 Una curiosità: dei tanti colpi di mercato che ha centrato ai tempi del Mantova, di quale va più fiero?
«Bella domanda… Dico Grauso, che era in scadenza col Livorno e con noi fece una prima stagione eccezionale. Tanto che il Napoli era pronto a strapparcelo a suon di milioni, ma Lori si impuntò e Claudio rimase con noi. Un altro giocatore su cui avevamo visto giusto era Bentivoglio: arrivò a Mantova a 20 anni, ma si capiva che aveva stoffa».
 Come concludere questa chiacchierata?
«Vorrei salutare i tifosi mantovani. Sono contento di non incontrarli l’anno prossimo, ma conto di venire a vedere qualche partita quando si presenterà l’occasione».