Calcio Serie C – Mantova, il sollievo di Debenedetti: “Quanto mi mancava il gol!”

Alessandro Debenedetti
Alessandro Debenedetti

MANTOVA «Sì, mi sono proprio tolto un peso». È sincero Alessandro Debenedetti. Il gol del momentaneo 1-1 in Mantova-Cesena di Supercoppa è stato il suo primo stagionale, in una squadra che aveva saputo mandare a rete ben 19 giocatori diversi. Lui no, nonostante le ottime credenziali con cui era sbarcato in riva al Mincio la scorsa estate, in prestito dal Genoa. Ora che si è sbloccato, questo brillante 20enne attaccante («ma fino a 4 anni fa venivo impiegato da centrocampista») può finalmente liberare la sua gioia.
Alessandro, dalle inquadrature televisive si è capito che ti sei tolto un peso…
«È così. Inutile girarci attorno: quando un attaccante non segna, soffre. Dopo il palo colpito a Lumezzane, poi, mi ero quasi rassegnato. Era diventata una situazione frustrante».
Ti sei mai demoralizzato?
«No, perchè non sono uno che molla facilmente. Inoltre ho avuto la fortuna di poter contare su compagni di squadra eccezionali, che mi sono sempre stati vicini dandomi i consigli giusti».
Facciamo qualche nome?
«Monachello. Per me è stato come un padre: quando giocavo meno e mi vedeva deluso, si fermava a fine allenamento a parlare con me, raccontandomi la sua carriera e di quante volte c’era passato anche lui. Ma potrei citare anche Suagher, o lo stesso mister Possanzini, il suo vice Massolini…».
Insomma, a forza di insistere, alla fine il gol è arrivato…
«Al Martelli e sotto la Te. Come l’ultimo che avevo segnato, in amichevole col Brescia la scorsa estate. Si è chiuso un cerchio. Significativo anche che sia stato proprio Gaetano (Monachello, ndr) a servirmi la palla. Io l’ho battezzata subito, come se avessi già disegnato l’azione nella mia mente. È stata una grande gioia, me lo sarò rivisto mille volte su Youtube! Mi dispiace solo che non sia contato per il risultato».
L’hai dedicato a qualcuno?
«Alla mia famiglia che mi segue sempre nonostante la distanza (abitano a Finale Ligure, ndr): papà Dario, mamma Gabriella e mio fratello Nicolò».
Sabato si chiude…
«Vogliamo farlo in bellezza, battendo la Juve Stabia con il nostro gioco e la nostra identità. Magari curando un po’ di più i dettagli».
Quando hai capito che si poteva andare in B?
«Già dopo i primi allenamenti avevo intuito le potenzialità di questo gruppo. Il mister aveva idee forti e noi calciatori sembrava ci conoscessimo da anni. La conferma che dovevamo puntare alla B, però, mi è venuta dopo Padova. Quel 5-0 è stata una mazzata al campionato».
Che voto dai alla tua stagione?
«Facciamo 7 o 7½. Perchè sono cresciuto tanto, dal punto di vista tecnico e mentale (era il mio limite). Anche da quello umano, visto che era il mio primo anno lontano da casa».
Che effetto ti ha fatto giocare davanti a tanti tifosi?
«Incredibile. Fino all’anno scorso lo facevo davanti a 50 persone, ora sono 7mila. All’inizio un po’ di ansia te lo crea. Poi però ti fa sentire un giocatore vero».
Al Genoa hai avuto come allenatori Gilardino e Caridi. Hai più risentito Gaetano?
«Direttamente no. Però ci mandiamo i saluti tramite suo figlio, che fa il raccattapalle al Martelli. Sia Gilardino che Caridi sono stati importanti per me».
Ti rivedremo al Mantova anche in B?
«La società ne sta parlando col Genoa e il mio procuratore. Mi piacerebbe tanto».
Nel frattempo puoi provare a segnare anche alla Juve Stabia, no?
«Magari! Visto che ho rotto il ghiaccio…».