MANTOVA Maestro di boxe, delegato Fpi per Mantova e anche in prima linea nell’emergenza Coronavirus, dato che coordina una parte del personale all’ospedale Carlo Poma. Chi meglio di Bruno Falavigna può conoscere la situazione sanitaria e sportiva, e tra l’altro a pochi giorni dall’inizio della Fase 2? «Si vedono dei miglioramenti – afferma – ma la tensione in ospedale è sempre alta. Sarà molto lunga. Fondamentale il distanziamento sociale». Falavigna gestisce la palestra “Boni”, in cui si allenano i ragazzi della sua Boxe Mantova, che come tutte le strutture sportive da quasi due mesi vede le serrande abbassate. Nel nuovo dpcm illustrato domenica sera sulla Fase 2, nessuna data per la loro riapertura al pubblico perchè considerate tra gli ambienti più a rischio. Circola come giornata l’8 giugno, ma è ancora presto. «Vediamo le nuove disposizioni del governo – prosegue Falavigna – ma noi siamo uno sport di contatto, ci serve il ring per combattere, sudiamo e se bisogna stare a distanza, non si può fare. La nostra disciplina è penalizzata. Ok il sacco, la peretta, la corda, poi però dobbiamo combattere. Restiamo chiusi, ma non si molla. Intanto i miei ragazzi si allenano via skype o da soli. Mi chiedono sempre se il 4 maggio si riapre, a che ora ci vediamo, ma non è un “libera tutti”. Anzi, guai ad abbassare la guardia adesso, poi si rischia di non fare attenzione alle regole per non contrarre il virus. Dobbiamo solo attendere le disposizioni delle istituzioni. Vediamo quali saranno le regole. Nel caso, nessun problema a tenere la palestra aperta pure 24 ore, fare dei turni per evitare gli assembramenti, anche perché in media ho sui 100/120 atleti tra agonisti e amatori. Il tutto però per noi è finalizzato alla gara. E se manca l’attività agonistica, che ti stimola a continuare con la preparazione, diventa tutto complicato. Finché non c’è un vaccino, e ci mettiamo tutti in fila, non si può combattere, ma noi ovviamente non molliamo». Tanti ragazzi della Boxe Mantova erano pronti a salire sul ring tra primavera ed estate a contorno delle diverse kermesse di richiamo: «Avevamo organizzato i due campionati italiani a marzo e sono stati annullati, così come il Memorial Lasagna a luglio e penso anche la riunione in programma a dicembre. Aiuti economici? Il Comune ha una base per lo sport, spero continui ad averlo e anche la Federazione ci sostiene, ma il problema sarà riorganizzare l’attività». Senza dimenticare gli sponsor che sostengono le varie riunioni di pugilato. «Chi avrà il coraggio di andare a bussare alle imprese? Speriamo che strada facendo qualcosa salti fuori». Intanto in queste settimane Falavigna, come gli altri maestri, per la propria formazione si affida a internet: «Seguo i vari corsi online della Fpi, che servono soprattutto per coinvolgere le persone dell’ambiente in questo periodo, ma lavorando in ospedale non ho molto tempo, e comunque lasciano il tempo che trovano per la nostra attività». In attesa di un ritorno vero sul ring, con lo sguardo rivolto al passato della nobile arte: «Una volta a fine combattimento c’era il terzo tempo: grandi cene sociali. Un po’ questo nel corso degli anni si è perso, ma vedo che l’emergenza che stiamo vivendo per certi aspetti ha rafforzato i legami. La disgrazia ci ha unito. Con gli altri maestri ci sentiamo spesso e stiamo pensando di ritrovarci per una cena tutti insieme. Speriamo al più presto». (cris)