Dominio quasi incontrastabile dell’anticiclone fino a Santo Stefano. È in estrema sintesi la previsione dei modelli fisico-matematici fino alla metà della prossima settimana. Poi potrebbe entrare in gioco un po’ di aria fredda facendo scendere le temperature di due o tre gradi, ma nulla che faccia ipotizzare il ritorno delle precipitazioni, sia della pioggia che della neve. Inverno già alle corde? Inutile negare che i modelli previsionali hanno preso una brutta piega, delineando come da previsione l’ennesimo inverno arido e mite, ovvero con temperature di almeno due gradi in più rispetto alle medie stagionali. È ormai certo è che la grande area di alta pressione impadronitasi del Mediterraneo nelle scorse settimane continuerà a dettare legge sul tempo italiano almeno fino agli ultimi giorni dell’anno. Le temperature ancora una volta straordinariamente elevate degli ultimi giorni (soprattutto in montagna dove a mille metri si sono toccati i 16/17 gradi nel pomeriggio), avranno un bis nella giornata di domani. Lo spostamento verso nordovest dell’alta pressione permetterà l’ingresso di correnti settentrionali che, precipitando dalle Alpi alla Valpadana, subiranno l’inevitabile «effetto foehn», divenendo più secche e soprattutto più calde. Alcune zone pedemontane della Lombardia orientale e del Piemonte rischiano temperature vicine ai 18/19 gradi, praticamente record per il mese di dicembre. Anche nel mantovano sono attese temperature massime di almeno 14/15 gradi sotto un tiepido sole. Già dalla prossima serata è atteso un forte rinforzo del vento. A seguire, l’alta pressione si riaffermerà stabilizzando il tempo fino alla metà della prossima settimana. Scontate le conseguenze attese: sole quasi indisturbato e clima quasi primaverile in montagna, la tenuta del manto nevoso che ancora resiste sarà messa a dura prova; clima più freddo, grigio, umido e a tratti nebbioso in pianura, già da domenica. Solo da giovedì 28 il Mediterraneo potrebbe essere interessato dalla discesa di correnti più fredde. Solo allora potrebbe tornare qualche goccia di pioggia. Quella degli anticicloni subtropicali «mangia inverno» è ormai una presenza fissa della stagione fredda del sud dell’Europa. Attorno alla fine di dicembre una grande area di tempo stabile di provenienza atlantica prende quasi sempre posizione sul Mediterraneo centrale alimentandosi poi con masse d’aria calda di provenienza nordafricana. Qualcosa di simile avviene in estate, quando diversamente da quanto accadeva fino a vent’anni fa, oggi tende a formarsi sempre un potentissimo anticiclone alimentato da aria sahariana arroventata. Abbiamo ricordato più volte che negli ultimi anni le feste on sono state quasi mai all’insegna del freddo o della neve. Unica eccezione, il natale del 2018, freddo e nebbioso, con una massima a Mantova di appena 2 gradi. Ancora più freddo era stato il giorno di santo Stefano. Ormai lontanissimo, invece, l’ultimo natale con la neve in città, appartenente all’anno 2000: dalla sera del 24 e fino alla mattinata successiva caddero sulla città fra 5 e 6 centimetri di neve. Prima di allora la neve nel giorno di natale risaliva al 1963 (13 centimetri caduti in poche ore). Il Natale più gelido del dopoguerra fu quello del 1956: minima di -8° e massima di -4°. particolarmente gelido era stato anche il natale del 1999, caratterizzato dal fenomeno del gelicidio: cadde in pratica la pioggia su un suolo ghiacciato e con 2 gradi sotto lo zero anche a Mantova città.