Covid-19 Fase 2 e il “tamtam” confusionario sugli asili nido Assonidi: le istituzioni ascoltino chi opera nel settore

MANTOVA “In questi giorni – rileva Assonidi-Confcommercio Mantova, l’associazione degli asili nido e scuole d’infanzia privati della nostra provincia – è partito, un po’ confusionario, il tam tam con annunci di possibili prossime aperture degli asili nido. Ipotesi che trovano spazio sui mezzi di comunicazione, protocolli ipotetici sui social, servizi televisivi dentro asili vuoti nei quali le educatrici spiegano come si potrebbero riaprire i nidi, ma senza fare i conti con le reali esigenze dei bambini.

Le strutture inquadrate sono perfette alla vista spazi recintati, lettini separati un metro, corde corrimano che indicano i percorsi, sedute singole o lontane ai tavoli. Tutte predisposizioni che seguono la linea dei protocolli sanitari ma sono incompatibili con le esigenze dei bambini della fascia d età 0-3. Gli utenti dei nidi sono bimbi in fase esplorativa e orale, per conoscere usano i sensi e portano tutto alla bocca, si arrampicano e cercano di evadere ogni barriera perché hanno sete di conoscenza e scoperta, hanno bisogno di abbracci e conforto, hanno bisogno di rapporti umani. Questi aspetti non possono soccombere sotto il peso di continue negazioni, limitazioni o peggio ancora, distanze. Provocherebbero danni ancor più grandi e profondi dal punto di vista emotivo e psicologico ed andrebbero ad aggiungersi al disagio vissuto dai piccoli in questo periodo.

Non si capisce se si sta parlando di bambini o di un gregge di pecore. Si discute, inoltre, dei vari dispositivi e accorgimenti di sicurezza: triage per l’accesso e termoscanner, maschere e tute protettive, segnaletica a terra, percorsi di entrata e di uscita, protocolli, check-list, braccialetti che vibrano. Gli asili nido non sono luoghi di reclusione: stiamo parlando di bambini.

Il Governo sta decidendo del futuro delle nostre attività e delle nostre famiglie senza un minimo di concertazione con chi rappresenta la categoria. Per questo chiediamo a chi ci governa di ascoltare il nostro forte e competente richiamo: serve tempo per gestire al meglio e con maggiori sicurezze i delicati aspetti che caratterizzano il nostro lavoro a partire dalla tutela delle esigenze dei soggetti coinvolti (bambini, educatrici e famiglie) e con attenzione alla sostenibilità economica di imprese già fragili.

Il profilo di rischio della persona è il vero parametro di misura. Meglio avere un asilo con 30 bambini con famiglie con basso profilo di rischio che un asilo con 5 bambini con un solo profilo di rischio. E nel momento in cui un bambino o un’educatrice? Prima di avere la diagnosi l’asilo si svuota, si ricrea la paura e il danno. Finché non sarà possibile somministrare un test a educatori e famiglie non possiamo riaprire in sicurezza. Noi ci dobbiamo indebitare ancora di più per riaprire, ma dobbiamo avere la certezza che tutti facciano il proprio dovere e rispettino le regole.

Raddoppiare il bonus alle babysitter, aprire centri estivi sperimentali: segnali per tranquillizzare le famiglie, ma non certo una soluzione sicura al problema. Forse ha senso aspettare un mese in più, ma avere più garanzie dal Ministero della Salute.

Chiediamo di essere ascoltati e soprattutto vogliamo che si comprenda che questo settore non ha bisogno di sperimentazioni, ma di un serio protocollo, realisticamente attuabile, che tenga conto prima di tutto della sicurezza dei nostri bambini e, a cascata, delle loro famiglie, e degli educatori. E occorrono con la massima urgenza aiuti strutturali alle imprese fino al termine di questa emergenza”.

Francesca De Togni
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