MANTOVA È stato un parto sofferto quello del Pd che domani celebrerà il proprio congresso provinciale per il passaggio del testimone dal segretario Marco Marcheselli a Adriano Stabile. E non ci sono dubbi che il nuovo segretario sia proprio lui, dato che i Dem chiamati al voto (1.700 circa sono gli iscritti aventi diritto al voto) si troveranno una unica lista: la sua. Lista unica, non unitaria.
Come documentato nei giorni scorsi, l’alternativa a Stabile non potrà presentare una propria lista: Valeria Missora, leader dei Giovani democratici fortemente sostenuta dal consigliere regionale Marco Carra si è vista bocciare la nomenclatura in lizza per irregolarità statutarie.
A nulla sono valsi gli sforzi per ricorrere agli organismi di garanzia, in un continuo rimbalzello fra quello provinciale e quello regionale. L’ultimo, presentato a Milano nei giorni scorsi, è stato ritirato giovedì sera dallo stesso Carra cinque minuti prima che andasse in discussione nella commissione dei garanti. Il segnale di una resa, se così vogliamo dirlo, ma non fine a se stesso.
In precedenza, dato l’esito del giudizio che aveva bocciato la lista Missora per insufficienza di credenziali numeriche (la candidata non aveva raggiunto il numero minimo di 40, fermandosi a 38), il candidato Stabile aveva comunque lanciato segnali di apertura al fine di mostrare comunque pluralità e massima apertura nei futuri organismi che sortiranno dall’assise congressuale. Aveva infatti proposto alla Missora 20 posti nell’assemblea provinciale e 2 nella segreteria politica.
Il tandem Carra-Missora dal canto suo ha giocato al rialzo: per il ritiro del ricorso pretenderebbe il 50% meno uno della rappresentanza assembleare, e il 50% meno 1 delle deleghe in segreteria – peraltro prenotandosi le più strategiche (quelle all’organizzazione, alla comunicazione, alla sanità, agli enti locali, alle pari opportunità e la vice-segreteria). Inoltre, la stessa Missora chiede a Stabile di istituire un’ulteriore delega: quella al mondo giovanile da assegnare al segretario dei Giovani Dem (ossia a se stessa), oltre a 5 rappresentanze su 11 disponibili nell’assemblea regionale, e piena autonomia nel designare, senza veti, le proprie rappresentanze nel corpus dirigenziale del partito.
«Proposta indecente», esclama l’area Stabile, che comunque si mantiene ferma nella replica alla Missora sulle concessioni già proposte alla vigilia dei ricorsi.
Nella sintesi, questo capitolo può considerarsi la prima sconfitta accusata da Carra, dopo tante vittorie ottenute sul suo diretto avversario di partito, il sindaco Mattia Palazzi. Lo aveva visto sconfitto alle provinciali, lo aveva sconfitto alle regionali, e pure alle primarie Pd. Questa volta a soccombere invece è lui.