Buriel: a Revere la tradizione è sempre un successo

Quasi 3mila persone per il rogo dla vecia

torre di revere

REVERE Un rito dal sentore pagano ma assolutamente innocuo, che ormai è un appuntamento irrinunciabile per tantissime persone residenti nella Bassa e non solo: come ogni anno siamo a documentare lo straordinario successo del “Burièl” di Revere, anche nel 2019 passaggio obbligato per tutti coloro che vogliono iniziare il nuovo anno con un pizzico di sana e consolidata tradizione.  A sancire il successo anche di questa edizione sia la giornata di ieri – decisamente gelida ma caratterizzata dall’assenza di nebbia e da un cielo libero da nubi – ma anche la certezza, per i visitatori, di trovarsi di fronte ad un programma sostanzialmente immutato nella sua organizzazione da parte della Pro loco reverese.  Quindi spazio al mercatino dei “ràus” per le vie del centro storico e quindi appuntamento alle 18 circa nella piazza antistante Palazzo Ducale per assistere allo spettacolo del “Burièl”.  Quest’anno il 6 gennaio reverese si è però arricchito anche di due significative novità: la prima, a carattere culturale, con l’inaugurazione alle Salette Bevilacqua, della mostra retrospettiva dedicata al cuoco e uomo di cultura Angelo Berti (il 2019 segna il 110° anniversario della nascita); la seconda, più a carattere ludico, è stata l’affissione, all’Arco dell’Orologio, di una enorme calza della Befana, ripiena di ogni sorta di dolciumi, destinata ad essere assegnata a chi ne avesse indovinato il peso esatto (circa dodici chili, per l’esattezza undici e 900 grammi).
Ma ovviamente, e non poteva essere altrimenti, il momento più suggestivo è stato quando i 3mila presenti che si sono dati appuntamento davanti a Palazzo Ducale hanno alzato gli occhi per assistere al simbolico “incendio” della Torre, momento clou dello spettacolo piro-musicale che precede il “Burièl” vero e proprio: come è noto la leggenda alla base della manifestazione reverese è decisamente a tinte fosche e si conclude con la tragica fine di una anziana donna ritenuta una strega nonché la responsabile della disastrosa “Rotta di Casteltrivellino” del 1492.
E la vecchia, ormai un fantoccio preparato per l’occasione, è stata la protagonista dell’atto conclusivo, calata dalla Torre nel falò appena appiccato. Il momento dell’applauso che saluta definitivamente il 2018 appena trascorso per lasciare spazio ai tanti propositi che ognuno porta con sé nell’anno che è iniziato.
Nicola Antonietti