Caso Pro Gest: il Riesame toglie un sigillo alla carta da macero

Parzialmente annullato il sequestro del 23 aprile, ma resta quello dello scorso 8 maggio

MANTOVA Tolti i sigilli ma restano i sigilli a gran parte del materiale sequestrato all’interno dello stabilimento Pro-Gest di via Poggio Reale. Una sorta di “dissequestro di Pirro” quello deciso ieri dal giudice del Riesame del tribunale di Mantova. È stato infatti accolto il ricorso dei legali dei due indagati,  Bruno Zago e  Stefano Lucchi, rispettivamente rappresentante legale di Pro-Gest e direttore dello stabilimento di Mantova, riguardante le 120mila tonnellate di carta da macero sottoposte a sequestro preventivo lo scorso 23 aprile, ma è stato anche confermato il sequestro probatorio di altre 20mila tonnellate di carta da macero e 4mila metri cubi di fanghi e materiale fibroso. Oltre a ciò ci sono 85mila tonnellate di carta da macero tuttora sottoposte a sequestro preventivo eseguito lo scorso 8 maggio dai militari del Gruppo della Guardia di Finanza di Mantova, che conducono le indagini coordinate dalla procura. Le motivazioni della sentenza emessa ieri dal Riesame saranno disponibili tra 45 giorni, anche se questo annullamento del maxi-sequestro di carta da macero non sembra scalfire l’impianto accusatorio messo in piedi dagli inquirenti. La decisione del giudice sarebbe infatti da ricercare nell’accoglimento di una serie di eccezioni a livello procedurale che erano state sollevate dalle difese durante l’udienza di giovedì scorso. In sostanza ciò che è stato dissequestrato ieri dal Riesame resta comunque sotto sequestro per il provvedimento eseguito mercoledì scorso, ma soprattutto è stato confermato il sequestro probatorio. Tutto quasi come prima con un sigillo in meno più per una questione procedurale dell’ufficio del gip che per lacune dell’accusa. Restano in piedi le accuse ai due indagati, che vanno da reati amministrativi a vari reati di natura ambientale. Secondo i Pm nello stabilimento di via Poggio Reale sono stati stoccati in gran parte rifiuti che venivano fatti passare come materia prima, con differenze sostanziali a livello di fideiussioni a favore della Provincia di Mantova nonché l’inquinamento di suolo, sottosuolo e acque del Mincio.