Duemila in piazza contro la manovra

MANTOVA Erano in duemila ieri mattina in piazza Martiri di Belfiore a Mantova per protestare contro la manovra economica del governo. Duemila persone fra lavoratori, pensionati, giovani che hanno partecipato alla manifestazione organizzata da Cgil e Uil nell’ambito dello sciopero nazionale di 8 ore previsto in tutto il Nord Italia con declinazioni locali.
Soddisfatti i sindacati che parlano di un’adesione molto alta allo sciopero in diverse realtà produttive del territorio: Marcegaglia 85%, Corneliani 90%, Bondioli e Pavesi 95%, per citarne alcune.
Il lungo e rumoroso corteo della Cgil è partito con striscioni, cori e bandiere alle 9.30 da piazzale Gramsci. In testa, lo striscione dedicato alle donne vittime di violenza. Intorno alle 10 il serpentone ha raggiunto piazza Martiri di Belfiore dove erano già presenti i lavoratori aderenti alla Uil.
«Un colpo d’occhio davvero notevole quello della piazza, con un’onda rossa e blu che non si vedeva da tempo a Mantova per una manifestazione sindacale. Vogliamo ribadire al governo – ha detto Fabio Caparelli, coordinatore della Uil – che il sindacato non ha paura degli attacchi di cui è bersaglio in questi giorni. La risposta di questa piazza è straordinaria e non va ignorata. I lavoratori chiedono più risorse, i pensionati pensioni più alte, i giovani un futuro. Noi siamo in mezzo a loro tutti i giorni e per loro ci battiamo e continueremo a farlo. Il governo ci ascolti e cambi questa manovra economica», ha concluso Caparelli.
Daniele Soffiati, segretario generale della Cgil, ha sottolineato come questa manovra economica del governo non vada nella giusta direzione perché «non c’è nessun intervento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne: solo propaganda patriarcale e regressiva. Portano avanti una riforma fiscale che tassa più i salari e le pensioni che le rendite, i gradi patrimoni e i redditi alti o altissimi, e non fanno nulla per contrastare (anzi incentivano) l’evasione fiscale. Non investono in salute e sicurezza e non ci sono politiche industriali e di investimento. Questo è un governo che guarda indietro, anziché guardare avanti».