Calcio Serie D – Mantova flop: con Setti 5 stagioni di rivoluzioni e troppi rimpianti

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Mantova «Negli ultimi cinque anni, la storia del Mantova è stata caratterizzata da continui cambi tecnici, che non hanno permesso di costruire qualcosa d’importante». Queste sono le parole pronunciate dal presidente Filippo Piccoli nel corso della conferenza stampa di sabato scorso, nell’immediato post partita con l’Albinoleffe. Il Mantova era appena retrocesso in Serie D e il presidente biancorosso ha spiegato in questo modo, secondo la sua idea, il perchè. Soffermandosi su queste parole, viene naturale ricordare il cammino intrapreso dal Mantova sotto la gestione di patron Maurizio Setti, al quale va riconosciuto comunque il merito di aver riportato in società, dopo tanti anni, una stabilità economica, che paradossalmente non è servita a ritrovare successi sportivi importanti e tanto desiderati dai tifosi. Oltre ad aver trovato una soluzione insieme al Comune per i campi d’allenamento a Borgochiesanuova, con un progetto che ancora non si capisce se e come sarà sviluppato. Soldi investiti male, sicuramente, e i risultati si sono visti. La promozione in Serie C nell’anno del Covid (2019-2020) era il minimo che si potesse raggiungere. Il Mantova ci è arrivato dopo due anni di Serie D. Alla prima stagione (2018-2019) fu fatta piazza pulita rispetto alla gestione societaria precedente: ds nuovo e squadra in mano a Morgia con una rosa da capogiro con fior di giocatori come Manzo, Cuffa, Ferri Marini, Scotto, Altinier. Ma nonostante il record di punti, a salire in Serie C è stato il Como. E la società ha deciso per un’altra rivoluzione: via Morgia e dentro Brando. Ferri Marini e Scotto non ci sono più. Arriva Guccione insieme a tanti altri giocatori. Il Mantova domina il campionato fino a febbraio prima dello stop definitivo dei campionati per via del Covid. Nel frattempo era stato cacciato Brando e portato in panchina Garzon (oggi vice presidente) al fianco di Cuffa. Mantova di nuovo in C e altro ribaltone: Troise in panchina, resta Guccione, arrivano Ganz, Cheddira, Gerbaudo, Vano, tornano Baniya, Silvestro. Di fatto questa è la stagione migliore. Nella prima parte di campionato, dopo l’importante vittoria con il Perugia, il ds viene cacciato e comincia l’era Battisti. Nel mercato di gennaio arriva Zigoni, che non ha fatto rimpiangere il partente Vano. In quella stagione il Mantova riuscì a qualificarsi per i play off, uscendo al primo turno contro il Cesena. Il calvario è cominciato dalla stagione successiva. Sembrava, in un primo momento, che il Mantova potesse tornare a mirare in alto, ma i problemi di Setti legati a un’inchiesta finanziaria hanno costretto il club a rivedere i piani. Addio a Troise, rosa rivoluzionata per tre quarti circa e dentro Lauro, tecnico inesperto, durato fino al girone d’andata praticamente. L’arrivo di Galderisi ha dato una svolta iniziale, ma poi si è rivelato l’ennesimo flop. Il Mantova alla fine è riuscito a salvarsi, con Lauro. Il resto è storia recente. La scorsa estate è arrivato Piccoli a rinforzare la società, la gestione tecnica è rimasta però nei poteri di Setti, che nel corso dei mesi si allontana gradualmente. Altro via vai di giocatori, Corrent in panchina non trova mai il feeling con la piazza, partenza flop in campionato e l’infortunio di Monachello. Poi il mercato di gennaio, con investimenti e assurdi contratti pluriennali, ma in questo caso con Piccoli in prima linea. Di lì a poco arriva anche l’esonero di Corrent, sostituito da Mandorlini, ma il suo lavoro, insieme agli 11 gol di Bocalon, non sono bastati a salvare il Mantova. Altro capitolo da mettere sotto la lente è quello dei giovani del Verona. Gli unici che meritano di essere ricordati sono Ghilardi e Pierobon, che avranno un futuro nei prossimi anni. Così come non mancano i rimpianti. Su tutti Cheddira, esploso a Mantova, poi in C col Bari e ora possibile un approdo in A. Idem Baniya, difensore destinato alla massima serie.
Questo è stato il Mantova negli ultimi cinque anni: una grande area di sosta per giocatori e allenatori, senza alcuna ambizione di crescita. E ora si riparte da capo. Di nuovo.