Fra’ Girolamo Bonsignori pittore raro e raffinato: ecco l’adorazione dei pastori

MANTOVA Aggiudicato per quasi cinquantamila euro a New York, alla casa d’aste Christie’s, un importante dipinto di Fra’ Girolamo Bonsignori, raffigurante l’Adorazione dei pastori. Interessante la battaglia che ha portato a raddoppiare la stima base: dai 20.000 dollari (stima superiore: 30.000) ai 44.100 dollari di aggiudicazione, segno di un certo coinvolgimento anche da parte di collezionisti locali. Il dipinto (olio su tela, 89.5×96.5 cm) riporta l’iscrizione «PARTVS ET INTEGRITAS DISCORDES TEMPORE LONGO VIRGINIS IN GREMIO FEDERA PACIS HABENT» e proviene da una collezione privata veneziana, fino al 1953. L’opera è uscita dal territorio nazionale (!) per giungere entro il 1961 a Kansas City, nella raccolta John Starr, ed è poi passata alla Sotheby’s New York il 7 giugno 1978 (lotto 58) come cerchia di Lorenzo Lotto, e di nuovo il 17 ottobre 1997 (lotto 100). Numerose le pubblicazioni, tra le quali Coletti, nel 1953 (come Lotto), e il compianto Renato Berzaghi che nel catalogo dei dipinti di Castelvecchio, trattando dell’annunciazione veronese, ricorda questa Adorazione dei pastori come sorta di summa dell’opera del pittore, con chiari riferimenti al Cenacolo di Badia Polesine, ora temporaneamente rientrato a San Benedetto Po. Insomma: un dipinto di grande interesse, peraltro a lungo esposto a Kansas City nel William Rockhill Nelson and Atkins Museum of Fine Art (1961-1978, come Lorenzo Lotto), che contribuisce a gettare un discrimine nello scarno catalogo delle opere di Bonsignori, al quale sto da tempo lavorando. Le opere del pittore veronese/mantovano, infatti, per lungo tempo sono state suddivise tra altri nomi, e non soltanto il già menzionato Lotto, bensì il giovane Correggio, il Caroto nonché Zenone Veronese. La personalità dei Bonsignori, e in particolare quella di fra’ Girolamo, costituisce un interessante approfondimento del periodo, per certi versi nebuloso, nel quale l’arte mantovana è stata traghettata dall’antico, petroso e raffinato stile mantegnesco all’estroversa novità di Giulio Romano.