In città resta nel limbo il registro della bigenitorialità

MANTOVA Un genitore separato «non è un genitore a metà!», pone l’esclamativo l’associazione Bi.Genitori, che da anni è attiva sul territorio virgiliano allo scopo di dare piena applicazione alla convenzione di New York del 1989, e resa esecutiva in Italia dalla legge 176/91. In particolare, come spiega il presidente  Massimo Brugnini, tale associazione chiede ai comuni di deliberare l’istituzione del “registro della bigenitorialità”, ossia una ufficializzazione dell’affido condiviso anche nella documentazione comunale.
«Per mera completezza – osserva Brugnini – desidero precisare che l’istituzione del registro, pur senza alcuna rilevanza ai fini anagrafici, consentirebbe a entrambi i genitori di legare la propria domiciliazione a quella del figlio, rendendo partecipi entrambi i genitori di comunicazioni riguardanti il figlio».
La richiesta è arricata anche al comune capoluogo nel 2016, ma al momento, il 4 giugno scorso, è pervenuta solo la comunicazione che il settore welfare del Comune «preferisce avviare una co-progettazione con altri settori e definire prassi comuni in grado di assicurare la piena attuazione di tale iniziativa». Una risposta giunta con tre anni di ritardo, lamenta il presidente: «Ancora una volta restiamo in attesa. Sono passati tre anni, e comuni del mantovano come Commessaggio, Viadana, Bozzolo, Mariana Mantovana e Piubega lo hanno adottato in poco più di un mese».