La Casa del Mercante lascerà il posto ad una pizzeria

MANTOVA  Dalla fine dell’anno scorso era noto che la famiglia Norsa, che gestiva la “Casa del bianco” in piazza Erbe aveva preso la sofferta decisione di rititarsi dal commercio, e chiudere l’attività commerciale documentatamente più antica della città, aperta addirittura al 1836. Assieme all’attività i Norsa hanno ceduto l’intero immobile che pure documentatamente rappresenta la costruzione più fotografata del centro storico: la celebre casa di Boniforte da Concorezzo, altresì detta “casa del mercante”, o anche “casa d’oro”, per via dei fregi aurei ancora visibili sulle finiture in cotto della raffinata facciata.
L’immobile, la cui parte più antica, la torre, è certificata già nel 1209, alle finezze quasi bizantine assomma importanti trabeazioni marmoree incise con i simboli della mercatura, e persino interventi attribuiti dai documenti archivistici a Leon Battista Alberti, il supremo umanista che in contemporanea dava vita alla attigua fabbrica di Sant’Andrea.
Oggi, dopo il passaggio di proprietà dalla famiglia Norsa, che possedeva lo stabile già dal 16° secolo, a un noto avvocato del capoluogo, per questo tesoro architettonico si prospetta una nuova vita. Tramontata l’ipotesi di farne un’abitazione signorile, nelle prestigiose mura dovrebbe insediarsi una pizzeria. Una decisione sicuramente destinata a far discutere, ma come assicura lo stesso neo-proprietario, è anche condizione necessaria per potere assicurare a questo gioiello architettonico un futuro tranquillo e una corposa serie di interventi manutentivi.
Il tutto ovviamente avverrà sotto il diretto controllo della Soprintentenza, che già ha avviato sopralluoghi su questo complesso edificio distribuito all’interno su ben sei livelli. Riguardo poi alle future possibili rimostranze, lo stesso proprietario osserva che sarebbero solo l’ennesimo déjà-vu: le stesse sterili polemiche già viste quando i locali della Masseria gonzaghesca di piazza Broletto, dopo essere stati occupati dai magazzini di Generali, divennero anch’essi ristorante-pizzeria, ma finalmente restaurati e restituiti alla pubblica fruizione.