MANTOVA Sono ormai trascorsi più di tre mesi da quando, poco prima di Natale, una dozzina di occhi elettronici ubicati sui lungolaghi Mincio e Gonzaga, in via Cairoli e via San Giorgio sono stati “accecati” con la vernice rossa dai vandali, mettendo così fuori uso gli impianti di videosorveglianza e i loro teleobiettivi.
Un raid che subito aveva fatto pensare all’emulazione di situazioni analoghe già occorse nel recente passato, dove gruppi “No Vax” si erano prodigati in imbrattamenti di monumenti e palazzi storici. Qualcuno aveva pure pensato a un “Fleximan” in salsa virgiliana il quale, non trovando un autovelox sulle strade mantovane, aveva preferito prendersela con le telecamere collegate alla centrale della Polizia locale di viale Fiume. «Episodi fastidiosi – dichiara il capogruppo di Forza Italia Mantova, Pierluigi Baschieri – che si possono pure mettere in conto in una comune capoluogo. A stupire però è l’inerzia di questa amministrazione di centrosinistra che da sempre si vanta di avere installato più di 800 telecamere per favorire il controllo del territorio, la prevenzione del crimine e l’individuazione in tempi veloci di coloro che violano il codice penale.
Impossibile quindi – prosegue Baschieri – non interrogare l’assessore alla partita Rebecchi la cui delega alla sicurezza urbana avrebbe dovuto portarlo a ripristinare in tempi veloci la funzionalità degli impianti di videosorveglianza sabotati, mentre al contrario dopo mesi sono ancora esattamente non funzionali al loro compito in quanto la vernice non è mai stata rimossa e gli obiettivi non sono mai stati sostituiti. Se fossero state messe fuori uso le telecamere di casa sua, quanti giorni avrebbe impiegato per ripristinarle? È lecito altresì chiedersi se si siano concluse o meno le indagini del caso da parte della Polizia locale e se siano stati individuati gli autori del reato dato che una telecamera dovrebbe videoregistrare 24 ore su 24 ogni singola azione in un ampio raggio.
I vandali se individuati rischiano infatti sino ad otto anni di carcere per danneggiamento di informazioni, dati e programmi utilizzati da un ente pubblico, secondo quanto disposto dall’articolo 635 ter del codice penale. Anche in questo caso se non fossero individuati i responsabili qualcuno potrebbe mettere in dubbio le potenzialità delle telecamere stesse».