L’ironia di Giacobazzi contagia il pubblico mantovano

MANTOVA

“Dove finisce la maschera e dove inizia l’uomo?” è l’interrogativo che  Giuseppe Giacobazzi ha portato tra il pubblico del Grana Padano Theatre riuscendo alla fine a non rispondere alla domanda stessa, ma riuscendo nel ben più difficile compito di far ridere la gente. Ma non è una novità perché in questo Giacobazzi non è secondo a nessuno e lo spettacolo che ha portato in scena ieri sera è stato il solito straripante monologo in cui è riuscito ad interagire con il pubblico giocando sull’asse passato-presente-futuro. Il segreto di toccare le corde della quotidianità risulta essere ancora una volta la chiave di volta del successo, ma ci vuole dell’altro per conquistarsi il pubblico (secondo sold out in 14 mesi a Mantova) e questo qualcosa d’altro arriva dalla simpatia e dalla vena romagnola, la cui cadenza riesce a prenderti per mano e condurti là dove vuole portarti. Le parole e i significati, quelli, arrivano poco dopo, ma sono comunque parte integrante di un dialogo che diventa incalzante, quando il pathos e l’empatia con il pubblico si accendono definitivamente a forza di viaggi nel tempo tra i ricordi di maschere del passato aggrappate a spassosi aneddoti.

Nella sua semplicità, Giacobazzi riesce ad essere convincente anche quando ti racconta di suo zio in radio o dei suoi amici d’infanzia, ma soprattutto riesce a farti sentire parte del suo monologo perché in quel monologo ti ci porta dentro con situazioni che più o meno tutti abbiamo vissuto. Ed è il vissuto la chiave di volta di questo spettacolo: esserci pur non essendoci stato, perché Giacobazzi dal suo risicato camerino racconta quelle che sono la vita e la gente di tutti i giorni. Un carnevale tutto l’anno.