Spettacoli e Coronavirus, il promoter Claudio Trotta: “Ok agli interventi ma iniziamo subito a riprogrammare”

MANTOVA  Il settore dello spettacolo è uno di quei settori che sta risentendo maggiormente dei decreti per arginare la diffusione del Covid-19: teatri e cinema chiusi, concerti annullati, la stragrande maggioranza degli eventi rinviata a data da destinarsi. Per comprendere meglio ciò che sta accadendo in questo momento abbiamo interpellato Claudio Trotta, patron della Barley Arts, uno dei principali promoter italiani ed europei (ha portato a suonare nel nostro Paese un titano come Springsteen per intenderci).

Claudio, proviamo a definire i contorni della crisi che sta vivendo il settore dello spettacolo in questo momento?

<<Le attività sono sospese da due settimane e lo saranno fino ad inizio aprile: significa che chi vive di spettacolo, e non parlo di superstar, ma di musicisti, attori teatrali, scenografi, registi eccetera, non guadagnerà. La maggior parte dei lavoratori dello spettacolo non ha contratti che prevedono coperture in caso di mancati guadagni per sospensioni di questa natura. Chiariamoci, ben vengano gli interventi dello Stato, ma qui non si parla solo di show business, si parla di famiglie e di sopravvivenza. Speriamo che le limitazioni siano solo per un breve periodo>>.

Qual è l’ipotetica soluzione, quindi?

<<Dire le cose in maniera razionale, dare spazio alla ragione, non al terrore e alle polemiche sterili. La soluzione? Lavoriamo sin da subito per riprogrammare tutto per i mesi a venire, tutto ciò che è programmato da dopo il 3 aprile deve restare confermato, salvo motivi di causa maggiore, diamo un segnale chiaro, ovvero che la vita va avanti. Questo è ciò che possiamo fare noi organizzatori e manager, per il resto è doveroso che intervengano, come stanno facendo, le istituzioni>>.

Pensiamo ai grandi concerti in arrivo in Italia in estate, come gli show di Campovolo (Ligabue e “Una, nessuna, centomila”), San Siro canta Max, Zucchero in Arena e molti altri: questa situazione si rifletterà anche sugli eventi futuri?

<<Sono anni che invito a riflettere sul senso del nostro mestiere, sul fermare la tendenza al gigantismo in cui si mette in secondo piano la qualità con cui il pubblico può godersi lo spettacolo. Io credo che questa situazione ci debba permettere un ripensamento generale. L’emergenza può essere un’opportunità per riconsiderare le modalità del nostro lavoro e della nostra vita. Ma succederà?>>

In una tua intervista hai parlato del rischio che molte star internazionali inizino a disertare l’Italia. Quest’estate a Mantova avremo Lenny Kravitz e i Placebo: dobbiamo preoccuparci?

<<Conosco bene questi artisti, li ho portati in Italia tante volte. Non in questo caso, però, quindi non posso rispondere. Ciò che intendevo dire con quella dichiarazione è che se continua la campagna allarmistica che sta portando avanti il presidente Trump anche nei confronti dell’Italia, molti artisti sceglieranno di cancellare le date italiane e, magari, anche quelle europee. Ecco, non possiamo certamente permettere che questo accada>>.