VIADANA – Era appena sbarcato dal traghetto a Messina e ai militari della Guardia di Finanza in servizio al porto di Messina che lo avevano sottoposto a un controllo, aveva detto che era arrivato in Sicilia dal Mantovano per andare a lavorare in un’azienda agricola del Ragusano. Ma a insospettire i militari, oltre al fatto che l’uomo, un 49enne albanese residente a Viadana, che avevano fermato viaggiasse con un’auto a noleggio, era il fatto che non avesse bagagli con sé. In realtà un bagaglio, però, ce l’aveva: un borsone nel baule contenente un pacco con la scritta caffettiere “Made in China”. Il cane anti-droga Edipo, però, sembrava troppo interessato al contenuto del borsone, e il suo fiuto ha consentito il rinvenimento di 30 chilogrammi di hashish suddivisi in 296 panetti accuratamente avvolti con nastro per imballaggi, del peso di circa un etto ciascuno. Gli involucri erano contraddistinti, nella superficie esterna, da due diversi loghi, probabilmente apposti dall’organizzazione criminale per distinguerne la qualità. Le analisi chimiche su alcuni campioni hanno confermato l’alto principio attivo della droga, che avrebbe consentito la realizzazione di 324.864 dosi di stupefacente, per un ipotetico guadagno illecito di oltre 300mila euro ai destinatari del carico. L’albanese veniva quindi tratto in arresto per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Dagli accertamenti effettuati a suo carico sono emersi significativi precedenti specifici in materia di stupefacenti che ha commesso in particolare nella zona di Piacenza. Attualmente si trova rinchiuso nella casa circondariale di Gazzi, a disposizione dell’autorità giudiziaria di Messina. Ulteriori indagini sono in corso da parte dei finanzieri messinesi per risalire alla fonte di approvvigionamento del corriere tratto in arresto. Negli ultimi tempi si sono fatti sempre più frequenti i sequestri di droga trasportata oltre lo stretto da corrieri, a conferma di come il territorio messinese sia diventato un punto strategico per lo snodo di questo traffico illecito verso l’isola, ormai giudiziariamente accertato, primaria fonte di sostentamento delle organizzazioni criminali, anche mafiose.