SAN BENEDETTO PO Nulla di nuovo sul fronte occidentale: si potrebbe commentare così l’esito della serata promossa dal comitato Vogliamo il Ponte giovedì sera nella Biblioteca Monastica di San Benedetto. Una serata interessante sotto vari aspetti, ma che non ha potuto rendere ai presenti notizie in merito al futuro del ponte sul fiume Po, poiché la situazione è quella dell’attesa, attesa di buone nuove da parte di Palazzo di Bagno su avanzamento dei lavori, tempistiche e, soprattutto, chiusure. «C’è delusione per tutta questa situazione – ha sottolineato il presidente del comitato Sandro Aldrovandi – ma continuiamo a stare attenti, a stare sul pezzo. Tutti noi abbiamo bisogno del ponte e i lavori devono terminare al più presto». Un’infrastruttura, per usare le parole del sindaco Roberto Lasagna, che è nel dna del territorio sambenedettino e mantovano, raccontato con dovizia di particolari dai relatori Manuela Braghiroli e Paolo Lavagnini, ma che ha sempre dovuto fare i conti con una serie di avversità. Dalla prima chiusura nel 1993, con tanto di adunata oceanica di protesta, a quella del 2000 per l’eccezionale piena del Po, fino ai danni del sisma del 2012. Quest’ultimo, un tema ben noto a Carlo Maccari, assessore regionale all’epoca dei fatti, uomo di riferimento al Pirellone per il terremoto, e presente in sala per parlare dell’emergenza sisma dal punto di vista del ponte. Dal passato al presente, ovvero i ritardi, le proroghe, il tema bypass fino all’esposizione della stima realizzata da Manuela Braghiroli dei danni subiti dal tessuto economico dal 2012 ad oggi con i problemi legati al ponte: 249 milioni e 500mila euro, una cifra monstre. Considerazioni del pubblico, opinioni, domande e, in mezzo a tutto ciò, la speranza che tutto questo possa diventare un giorno un ricordo, magari da far riaffiorare mentre si passerà sul ponte, completato definitivamente.
Federico Bonati