CASALROMANO Nascere è già un miracolo, ma quando le cose si complicano, specialmente per lo stato di salute, difficile è accettarle e conviverci. Tra i giovani di Casalromano c’è Michele Varone classe 1987 che tre anni fa è stato colpito, purtroppo, da una malattia molto rara, denominata “Morbo di Still”. Michele, sposato con Eleonora e una figlia Cecilia, assieme ai genitori, Libero e Rita , gestiscono il rinomato ristorante “San Rocco” di Casalromano. Una vita tranquilla fino a tre anni fa quando Michele ha cominciato ad avere i primi sintomi: febbre altissima, forti dolori alle articolazioni e un’orticaria fastidiosissima. Un percorso travagliato caratterizzato di due anni di analisi e controlli ospedalieri senza alcun esito specifico che potesse diagnosticare la malattia fino a quando, ricoverato presso gli Spedali Civili di Brescia, una dottoressa con tutti gli esami del caso gli ha scoperto purtroppo il “Morbo di Still”. Una malattia infiammatoria sistemica caratterizzata dall’associazione da febbre elevata, dolore e gonfiore articolare, rash cutaneo, dolore muscolare, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e leucocitosi neutrofila (aumento di uno dei 5 tipi di globuli bianchi). Fu diagnostica per la prima volta nel 1897 dal pediatra inglese George Still, il quale notò in un piccolo gruppo di 22 bambini la presenza di una sindrome caratterizzata dalla presenza di febbre, dolore articolare ed eruzione cutanea. Tale condizione patologica in seguito fu più correttamente definita “artrite idiopatica sistemica ad esordio giovanile”. Il morbo di Still può essere considerato una variante sistemica dell’artrite reumatoide. Una malattia rara tanto che nei paesi occidentali l’incidenza è di circa 1,5 casi ogni milione di abitanti, mentre in Giappone, è di 2-3 casi ogni milione di abitanti. Le cause che generano il morbo restano tuttora sconosciute e non esiste una cura per sconfiggerlo. I principali sintomi sono appunto la febbre alta che è quello più frequente e può presentare uno o due picchi al giorno prevalentemente nelle ore pomeridiane e serali. Può durare per molti giorni e Michele con tale realtà, con coraggio e determinazione, ci convive già da tre anni e da un anno con la cura dei farmaci che gli permettono di attenuare i dolori. «Purtroppo non si guarisce – afferma Michele – ma si riesce ad avere un tenore di vita “normale” anche se è molto limitato e, a seconda dei giorni, quando le difese immunitarie sono basse ad esempio, sono costretto a stare cauto e a riposo forzato. Numerose sono le manifestazioni di questa malattia e i farmaci servono per alleviare i dolori e non sfortunatamente, per guarirli».
Rosalba Le Favi