In attesa del processo perseguitava la ex senza tregua (e senza vestiti). Arrestato

MANTOVA Nonostante la loro relazione fosse già finita da tempo aveva perseverato, mettendo in atto condotte persecutorie che avevano spinto la ex compagna, ormai esasperata, a rivolgersi in più occasioni ai carabinieri per denunciarlo. Sulla base di tali ripetute segnalazioni era quindi scattata, su impulso della procura di via Poma che aveva altresì fatto propria la richiesta avanzata dal difensore della vittima, l’avvocato Roberto Cuva, la procedura legislativa circa il cosiddetto codice rosso, culminata, infine un anno fa, con l’emissione da parte del giudice per le indagini preliminari nei confronti dell’indagato, della misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa nonchè di comunicazione con la stessa. Nello specifico i fatti a lui ascritti risalivano al 2019: l’uomo, un 42enne residente a Castel Goffredo, infatti, non rassegnandosi all’interruzione del rapporto sentimentale aveva preso a molestare l’ex convivente in vari modi: attraverso insistenti messaggi e telefonate anche di natura minatoria, pedinamenti e appostamenti sotto casa o nel posto di lavoro e addirittura presentandosi dai genitori della donna per metterli in guardia circa la presunta “pazzia” della figlia. In un’occasione inoltre, violando il lockdown imposto dalla pandemia, aveva raggiunto l’abitazione della ex mettendosi a spiarla attraverso un vetro. Un’escalation di comportamenti anche violenti, culminata il 18 giugno 2020 con l’emissione da parte del gip Matteo Grimaldi della doppia misura cautelare a carico dello stalker. Una vicenda delicata che giusto una settimana fa, dopo il rinvio a giudizio immediato, era pure approdata in sede dibattimentale con la prima udienza tenutasi davanti al giudice  Arianna Busato e aggiornata al prossimo 13 luglio. Ma il 42enne alcune settimane prima dell’inizio dell’istruttoria, evidentemente non pago di quanto già comminatogli, aveva ripreso a perseguitarla. In un paio di occasioni, infatti, tra il 23 e il 24 aprile scorso, si era spinto di nuovo fin sotto casa della vittima, per mettere nella cassetta della posta alcune fotografie che lo ritraevano nudo con tanto di numero di telefono. Per questo lo stesso giudice monocratico titolare del procedimento, ha inasprito la misura cautelare sostituendo quella già in vigore con quella degli arresti domiciliari.