Nell’emergenza è stata riscoperta l’importanza dei negozi di vicinato

Mantova In piena emergenza Coronavirus – sebbene mercoledì sera sia arrivato lo stop totale per buona parte delle attività che non erano entrate nelle maglie del precedente provvedimento del Governo – si è riscoperta l’importanza dei piccoli negozi sotto casa. Centri commerciali e ipermercati hanno negli ultimi quindici anni prodotto una strage di piccole botteghe di vicinato, che però in un momento particolare come quello che stiamo vivendo, dovuto anche alle limitazioni negli spostamenti, si sono rivelate essenziali, soprattutto per la popolazione anziana. Una piccola rivincita di quel piccolo commercio così bistrattato dai governi per accodarsi – magari senza nemmeno troppa convinzione – a quella globalizzazione che poi si è visto a cosa ha portato. Non esenti da responsabilità sono quegli amministratori, di tutti i livelli, che nulla hanno opposto contro l’avanzata delle grandi catene e dei centri commerciali che hanno finito per snaturare i luoghi dell’identità italiana e nulla fanno per sostenere e aiutare il piccolo commercio. E allora sarebbe opportuno che la politica si mostrasse finalmente più attenta alle botteghe di paese e in generale ai negozi di vicinato che hanno fatto la storia del territorio prima del proliferare di complessi commerciali dai paesaggi lunari e del commercio online pilotato dai giganti del web, quelli, per intenderci, che pagano tasse ridicole a fronte di fatturati miliardari. Negli ultimi anni la grande distribuzione ha reso la vita difficile alle piccole attività che si sono trovate a dover affrontare leggi di mercato non equiparate alle loro forze pur presentando sempre un’offerta di valore. Ecco perché, quando – come ci auguriamo – questo maledetto virus sarà un lontano ricordo, la stessa collettività forse tornerà a capire l’importanza dei piccoli negozi, perché è lì che ci sono valori insostituibili che vanno salvaguardati come l’umanità, il dialogo, la conoscenza, l’esperienza, la professionalità. Valorizzare ma soprattutto tutelare queste attività, ormai dimezzatesi, significa mantenere vive le città e tenere in vita quel po’ che ancora rimane nei paesi di provincia. Perché il negozietto sotto casa non è solo un luogo che fa parte del tessuto sociale e quindi un punto di incontro e mantenimento della cultura del territorio e delle proprie radici, ma in momenti di estrema necessità – vedi la quarantena forzata di questi giorni – diviene un presidio irrinunciabile. Senza dimenticare che funge da luogo dove ci si ritrova e si sconfigge, specie quando si è anziani, la solitudine. Ora la priorità è la salute, altri tipi discorsi saranno ovviamente ripresi in un secondo tempo. Ma quando l’incubo sarà passato, quando finalmente questa pandemia sarà debellata, sarebbe cosa buona che le istituzioni si ricordassero con i fatti dell’esistenza di questi piccoli cuori pulsanti da troppo tempo dimenticati e giornalmente alle prese con una burocrazia fiscale da impazzire che spesso li obbliga ad abbassare definitivamente le serrande. Tuttavia il nostro pessimismo ci fa credere che non sarà così, perché in Italia, si sa, siamo bravissimi a farci male da soli e a scordarci tutto in un nano secondo.

MATTEO VINCENZI