Carte false per la patente: 7 a processo

MANTOVA È entrato nel vivo ieri con l’audizione di tre testimoni dell’accusa il processo a carico di sette persone accusate di avere intascato denaro da un indagato per mafia per fargli riavere la patente di guida che gli era stata revocata in quanto sottoposto a regime di sorveglianza speciale. Le accuse vanno dal falso in certificati pubblici mediante induzione in errore del pubblico ufficiale, alla sostituzione di persona, al falso ideologico commesso da privato. La vicenda nasce da un’indagine dell’antimafia di Brescia stralciata a Mantova per competenza territoriale una volta caduta l’aggravante dell’articolo 416 bis del codice penale, e vede coinvolto tra gli altri un carabiniere in servizio a Desenzano del Garda all’epoca dei fatti (novembre-dicembre 2017). Secondo l’accusa gli imputati avevano fatto in modo che Rosario Marchese, indagato nell’ambito dell’operazione Leonessa e ritenuto esponente di una famiglia mafiosa di Gela al nord, avrebbero fatto in modo che potesse prendere la patente che gli era stata precedentemente revocata. Per fare questo, sempre secondo l’accusa, qualcuno avrebbe sostenuto al suo posto l’esame di teoria alla Motorizzazione di Mantova il 15 dicembre 2017. Questo qualcuno sarebbe stato Giuseppe Traiano, foggiano, ritenuto un autentico specialista. Il giorno seguente in Motorizzazione a ritirare il foglio rosa per Marchese si sarebbero invece presentati Richard Campos e Michele Ortenzio, ma anche gli agenti della Polizia Stradale di Mantova. Incrociando i tabulati telefonici gli investigatori quindi risalivano a Milena Beschi e Luisa Antonini dell’agenzia di pratiche auto Nuova Vittoria e da lì Giuseppe Ferrari, medico di Iseo che avrebbe rilasciato un certificato di idoneità per la patente a favore di Marchese senza averlo mai visto. Infine tramite Ferrari gli investigatori sono arrivati a Claudio Bina, all’epoca brigadiere dei carabinieri di Desenzano, che avrebbe cercato di fare ottenere a Marchese la patente. Quest’ultimo avrebbe versato 15mila euro per il disturbo. In questo processo oltre all’aggravante mafiosa è caduta anche l’accusa di corruzione. La prossima udienza è fissata per il 26 settembre. Il quando saranno sentiti i testimoni delle difese, rappresentate dagli avvocati Roberto Lancellotti, Patrizia Zanetti, Federico Gritti, Emilio Chiodi, Stefania Fogliata, Maura Gualdi, Christian Beatrici e Giulia Ruggeri. (cad)