MANTOVA L’accusa mossa nei suoi confronti è pesantissima: violenza sessuale perpetrata ai danni della figlia minorenne. Con questo capo d’imputazione era finito a processo, lo scorso dicembre, un 45enne di origine albanese residente in un comune del Basso Mantovano. Una vicenda agghiacciante, consumatasi all’interno dell’ambito familiare e su cui viene mantenuto il più stretto riserbo. Stando a quanto emerso gli inquirenti avevano iniziato ad indagare sul caso alla fine dello scorso anno, dopo che la stessa giovanissima vittima aveva trovato il coraggio di denunciare quell’inferno di abusi che da anni era costretta a subire in silenzio. I fatti erano poi trapelati all’inizio del 2018 dopo una prima segnalazione presentata alle forze dell’ordine. Dopo alcuni mesi d’indagini serrate, in manette era così finito il padre dell’adolescente, nel frattempo trasferita in una struttura protetta. Il quadro accusatorio per l’uomo è decisamente inquietante e parla di reiterate violenze sessuali commesse sulla propria figlia ancora oggi minorenne. Nello specifico gli episodi si sarebbero protratti per un arco di tempo lungo diversi anni e iniziati quando la figlia era poco più che una bambina. Rapporti, estorti con la violenza, che si sarebbero consumati esclusivamente all’interno delle mura domestiche e perpetrati dal genitore approfittando dei momenti in cui la moglie era assente. Due settimane fa, in un aula rigorosamente a porte chiuse, era toccato alla presunta vittima dover ripercorrere di fronte al collegio dei giudici quei drammatici nonchè traumatici momenti. Ieri mattina di fronte al collegio dei giudici sono comparse invece le due insegnanti, che per prime avevano raccolto la disperata richiesta d’aiuto della giovane, la direttrice dell’istituto scolastico frequentato da quest’ultima e la madre della minore. Terminate le deposizioni il processo è stato quindi aggiornato al prossimo 4 febbraio per le ultime testimonianze prima della sentenza di primo grado.