Calenda a sostegno di Palazzi, ma bombarda la sinistra

MANTOVA – È di sinistra e ha svolto il ruolo di ministro con la sinistra, ma è difficile capirlo dalla raffica di invettive che Carlo Calenda ha lanciato ieri da piazza Alberti, dove ha presentato il suo libro “I mostri – E come combatterli” su invito della civica ManTua, in sostegno del candidato sindaco di centrosinistra  Mattia Palazzi, che lo ha preceduto nei saluti di rito. La sua critica alla politica e al sistema spazia a 360 gradi, senza risparmiare nessuno, e in specie le forze da lui stesso sostenute, verso le quali oggi lancia i messaggi di Azione.
Spicca l’aggettivo «disastroso» in relazione all’accordo Pd-M5S, da Calenda giustificato solo come un espediente attuato «per paura di un bullo in mutande che chiede pieni poteri». Timore di una deriva “fascista”? «Per piacere, il fascismo era una cosa seria». E a fronte di queste improvvisazioni per Calenda, «persino Berlusconi lo si sta riscoprendo come fosse De Gasperi».
Le staffilate contro i “mostri” del sistema politico non si fermano a quella sinistra che avrebbe a suo dire perso di vista i miraggi riformisti e progressisti. La stessa Europa non ne va esente. Sull’immigrazione, per esempio, gli stati membri non avrebbero rispettato le convenzioni facendo sì che l’Italia «la storia dovesse solo subirla», senza avere il tempo di costruire un multiculturalismo partendo già dalle scuole: «Ma il paesi avanzati crescono col capitale umano, mentre regrediscono dove denunciano limiti in sanità e scuola».
Il “recovery fund” addirittura mnasce a suo avviso quasi come un’alchimia finanziaria «quando i tedeschi si accorgono di essere finiti in minoranza nella Bce». Per noi il risultato è che «avremo meno soldi e perderemo indipendenza economica». Altre bocciature vanno al reddito di cittadinanza, e a una politica che si dibatte «fra destra e sinistra, fascisti e sardine e totani, mentre non riusciamo nemmeno a pagare le casse integrazioni». La sintesi negativa guarda a «un Occidente in piena crisi, dove tutti credono che lo stato debba garantire la felicità, non il diritto alla felicità». E intanto le famiglie crollano, gli stati pure. Specie l’Italia.