Elena Scaini aveva messo da parte un coltello in casa il giorno prima del delitto

MANTOVA Lo avrebbe colpito una sola volta, ma quel fendente è bastato a ucciderlo; e avrebbe preparato il coltello con cui colpirlo già dal giorno precedente al delitto, avvenuto nella serata dello scorso 6 ottobre. Sono emersi nuovi elementi sulla dinamica dei fatti avvenuti nell’appartamento al primo piano al civico 8 di via Mozart dove  Elena Scaini, 53 anni, ha ucciso il marito,  Stefano Giaron, 51 anni. Questo in attesa degli esiti dell’autopsia del 51enne. Ieri la procura ha conferito l’incarico ad una anatomopatologa per l’esame autoptico, mentre dal canto suo l’avvocato  Fabrizia Baroni, difensore della 53enne, si è riservata di nominare un proprio consulente di parte. Durante l’udienza di convalida che la donna ha affrontato l’altro ieri davanti al gip  Matteo Grimaldi, avrebbe chiarito alcuni particolari della vicenda. tra questi c’è quello che ha portato il giudice a convalidare il fermo di Pg disponendo la custodia cautelare in carcere per la Scaini per l’accusa di omicidio volontario premeditato. La 53enne avrebbe infatti detto di avere messo da parte il girono precedente al delitto il coltello con cui ha poi colpito il marito. Lo avrebbe fatto perché. ha spiegato, aveva paura che lui l’ammazzasse. I litigi tra i due erano divenuti sempre più frequenti e sempre più violenti. L’ultimo della serie, stando a quanto raccontato dalla 53enne, sarebbe avvenuto la sera stessa del delitto, quando il 51enne le avrebbe stretto una corda attorno al collo. La donna avrebbe quindi realizzato che non c’era più tempo da perdere e avrebbe quindi afferrato l’arma colpendo il marito al petto. Elena Scaini avrebbe poi passato la notte tra martedì 6 e mercoledì 7 ottobre in casa per poi andarsene caricando sul furgone il proprio cane e l’arma del delitto, lasciando dietro di sé il cadavere del marito nel letto e l’anziana suocera,  Lina Graziati, che era stata poi trovata il venerdì seguente, 9 ottobre in stato confusionale e cond elle ferite da taglio che secondo la nuora le sarebbero state fatte dal figlio. La 53enne avrebbe girovagato per tutta la giornata di mercoledì scorso per poi arrivare a Zocca, sugli appennini modenesi. Aveva cenato alla pizzeria Guru, da dove verso le 19 aveva chiamato il Bed & breakfast gestito da  Mirella Malavasi per fermare una camera che doveva lasciare entro la mattina del 9. In quelle 36 ore di permanenza a Zocca, prima di tentare il suicidio e dire ai soccorritori cosa si era lasciata dietro a Mantova, la donna se n’era andata in giro come una normale turista, smarrendo però il cane, poi ritrovato da qualcuno. Non ancora trovata invece l’arma del delitto.