Folla commossa per l’ultimo saluto a Paulla Almeida

MANTOVA Chiesa Cristiana Evangelica Battista di Mantova gremita ieri mattina per il commiato a Paulla Cristina Correia de Almeida do Reis, la 37enne brasiliana morta il 28 dicembre scorso per cause ancora al vaglio degli inquirenti, dopo una serie di accessi al pronto soccorso dell’ospedale Carlo Poma. Ad una settimana esatta dal decesso quindi si sono tenute nell’edificio religioso di via Monteverdi a Porto Mantovano le esequie della giovane madre di due bimbe (di sei e due anni) dopo il nulla osta alla sepoltura arrivato un paio di giorni prima da parte del magistrato inquirente titolare del fascicolo, aperto contro ignoti, circa l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Ad darle l’ultimo commosso saluto, una piccola folla, tra parenti, amici e conoscenti. Alle spalle del feretro, proiettata sul maxi schermo una frase biblica presa dalla seconda lettera di Timoteo e scelta dai familiari (il marito Eder, i genitori Paulo e Crenilda, le sorelle Caroline e Kamilla, oltre alle piccole figlie Alice e Andressa) per ricordare al meglio Paulla: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede”. Al termine della cerimonia religiosa, il corteo funebre è quindi proseguito per il cimitero degli Angeli. Sul fronte invece dell’inchiesta aperta dalla procura di via Poma circa l’individuazione di eventuali responsabilità, al momento nessuna novità. Lo scorso 31 dicembre, nelle sale mortuarie del nosocomio cittadino, l’anatomopatologo Andrea Verzelletti aveva provveduto ad effettuare l’esame autoptico sul corpo della 37enne e atto a stabilire la causa di morte e cosa sia occorso nell’ultimo ricovero in pronto soccorso, nella notte tra il 27 e il 28 dicembre, quando la donna venne sottoposta a una flebo di ansiolitico. Subito dopo, secondo la versione dell’ospedale, la Almeida si sarebbe allontanata volontariamente dal Poma. Questa circostanza sarebbe stata però messa in dubbio dal marito segnalando come la moglie per tre volte si sarebbe rivolta al pronto soccorso, venendo sempre dimessa. La vittima aveva accusato i primi dolori due settimane fa, lamentando dolori al petto e a un braccio. Dopo un primo accesso al pronto soccorso, il 27 dicembre, era stata dimessa con la raccomandazione di fare una risonanza. Il giorno dopo però, era tornata in ospedale altre due volte in preda a dolori più acuti. Fino al ritorno a casa, quando un malore, forse un’embolia polmonare, le aveva stroncato la vita. (l)