“Grande fratello” sui bus: Apam e sindacati vanno ai ferri corti

MANTOVA  Telecamere più microfoni collegati al pulsante di allarme da parte degli autisti. Un sistema sollecitato dal prefetto e recepito dalla direzione aziendale della società dei trasporti locale, alla presenza delle parti sociali coinvolte, che avrebbero a loro volta dovuto siglare un accordo sindacale. Accordo che invero è stato menzionato dal presidente Apam Daniele Trevenzoli, ma dallo stesso smentito. O meglio: «Quell’accordo è ancora in bozze», ci ha riferito ieri, confermando implicitamente la presenza di fattori ostativi: non a tutti gli autisti garba quel sistema di sorveglianza che, a loro dire, violerebbe la privacy degli operatori.
Ma anche dai sindacati arriva un comunicato piuttosto aspro nei confronti dell’azienda. Salvatore Riccio, per conto della segreteria Ugl-Fna, alza il tono della vertenza proprio sui sistemi anti-teppisti. «L’unica cosa nota è che la società, nelle più scorrette relazioni sindacali/industriali, ha convocato la Rsu, nonostante non titolata a discutere il tema, ma addirittura non consentendo la presenza all’incontro nella sua interezza, dove comunque è emersa la bocciatura a maggioranza con richiesta di modifiche della proposta Apam che ha poco a che vedere con la sicurezza del personale e dell’utenza. Apam Esercizio – conclude la nota sindacale – ormai da troppo tempo si nasconde con azioni “fumo negli occhi”, evitando un vero confronto sul tema sicurezza».
Ma contro lo stesso sindacato interviene Andrea Bertolini dell’Utp, il sindacato degli utenti: «Noi siamo d’accordo con Apam, e la tutela la chiediamo all’azienda, non al sindacato. Ci interroghiamo anzi se ancora esista una rappresentanza sindacale in azienda, di cui Apam stessa avrebbe bisogno. Ma una forza nuova, non quella confederale né tantomeno di soggetti autonomi».