Mazzette sulle forniture per truffare la propria azienda: in 20 sotto accusa per un giro da 4,5 milioni di euro

MANTOVA  Sfruttando il proprio duplice ruolo di dirigente di una multinazionale del settore alimentare da una parte e di amministratore di fatto di una società di agenzia dall’altro, aveva messo in piedi nel corso degli anni un business da circa 4,5 milioni. A far saltare il banco però, spifferando tutto alla stessa azienda, era stato un suo ex collega deluso per essere stato estromesso dal maxi giro d’affari parallelo. A finire sotto accusa, circa le ipotesi di corruzione fra privati e associazione a delinquere, un 56enne di Parma, chiamato ora a risponderne unitamente ad una ventina di altre persone, tra cui la moglie, a cui aveva intestato la società di mediazione con sede legale a Castel Goffredo, creata appositamente, e gli amministratori o legali rappresenti delle varie aziende agroalimentari – di cui un paio mantovane – che si sarebbero prestate alla truffa. In sostanza, stando al quadro inquirente, il manager, funzionario commerciale della multinazionale, avrebbe acquistato in nome e per conto della stessa prodotti alimentari da altre aziende, che in cambio della scelta per loro molto vantaggiosa pagavano sostanziose mazzette, girate poi sui conti della società di Castel Goffredo. Nelle fatture, figuravano sconti oppure sovrapprezzi, a seconda delle diverse necessità. Quando la multinazionale, costituitasi parte civile per danni patrimoniali e d’immagine, aveva scoperto l’inganno aveva quindi diffidato tutti i fornitori. La procura, dopo aver stralciato alcune posizioni, ha quindi chiesto il rinvio a giudizio a carico dei venti indagati. Ieri però, la prima udienza preliminare innanzi al gup Arianna Busato, è stata di fatto rinviata al prossimo 14 novembre, per alcuni difetti di notifiche.