Polo chimico, processo ancora in stand-by

MANTOVA –  Ancora una falsa partenza del processo circa l’omessa bonifica delle aree del polo chimico inserito nel sito d’interesse nazionale (Sin) di Mantova. Dopo il nulla di fatto della scorsa settimana, a causa di un difetto di notifica per quanto attiene il primo filone d’indagine e che aveva costretto il giudice Beatrice Bergamasco a rinviare tutto al prossimo 10 settembre, ecco che il copione si è sostanzialmente ripetuto anche ieri, nell’udienza preliminare del procedimento parallelo e relativo alle omesse bonifiche nelle aree della ex Ies e stavolta instaurata davanti al gip Matteo Grimaldi. Nello specifico a far propendere per la restituzione degli atti alla procura, cui ora spetterà l’incombente di nuove notificazioni agli interessati, le eccezioni sollevate dai difensori di quattro indagati di nazionalità straniera – due ungheresi, un rumeno e uno slovacco, tutti amministratori del gruppo Mol – e relative alla notifica in sola lingua italiana, e non anche in inglese, sia dell’avviso di conclusione delle indagini che della convocazione in giudizio. Un ulteriore battuta d’arresto dunque per l’iter processuale concernente l’annosa vicenda della contaminazione da agenti inquinanti del Sin di Mantova con reati contestati, a vario titolo e per aree diverse, che vanno dall’inquinamento all’omessa bonifica, fino agli illeciti di natura amministrativa. A conclusione di un’articolata indagine, durata quasi quattro anni, lo scorso novembre la procura di via Poma aveva chiuso il cerchio su un’inchiesta a doppio binario, scattata a metà del 2016 – dopo la relazione approvata nel febbraio di quell’anno dall’apposita commissione parlamentare istituita per far luce sugli illeciti ambientali perpetrati ai danni del Sin “Laghi di Mantova e polo chimico – con il preciso scopo di tirare le fila in via definitiva, di quanto già fatto in passato, sulla falsa riga degli accertamenti condotti a più riprese circa il capitolo afferente la Colori Freddi San Giorgio. All’esito di una complessa attività di verifica effettuata sul campo da Arpa Lombardia e Nucleo operativo ecologico dell’Arma dei carabinieri, sotto l’egida di Ministero dell’Ambiente e Provincia di Mantova, si era così giunti all’individuazione di specifiche responsabilità in capo alle aziende oggi proprietarie dei terreni oggetto di analisi, vale a dire da una parte Edison (nonostante la cessione del ramo d’azienda), Versalis e Syndial e dall’altra l’ex raffineria Ies. Tali responsabilità penali non attengono però ad una contaminazione cosiddetta storica ma ai ritardi circa l’avvio dell’iter di bonifica delle varie aree.