Sparò al bar per vendicare la moglie, 38enne condannato

MANTOVA Due anni e quattro mesi di reclusione in abbreviato, stante le riconosciute attenuanti equivalenti alla recidiva. Questo quanto deciso ieri dal giudice per l’udienza preliminare Arianna Busato nei confronti di Alessandro Ronsisvalle, 38enne pregiudicato di origine siracusana residente a Borgocarbonara, finito a processo circa le accuse di lesioni personali gravi e detenzione illecita di armi e munizioni clandestine. Il tutto aggravato dai futili motivi. I fatti a lui ascritti risalivano all’alba del 12 febbraio scorso quando, pistola in pugno, si era presentato al bar della stazione di servizio Ip di Revere, municipalità di Borgo Mantovano, per vendicare le molestie subite poco prima dalla moglie da parte di alcuni avventori.
Stando infatti alla ricostruzione inquirente la donna, cameriera nello stesso esercizio pubblico, verso le 6.30 di quella domenica mattina, era rincasata riferendo al marito come, poco prima, due uomini visibilmente ubriachi, facenti parte di un gruppo di quattro soggetti, l’avessero fatta oggetto di avance non proprio gradite. Inoltre, nel riportare con dovizia di particolari l’episodio al coniuge, aveva altresì spiegato come uno dei due indossasse una tuta da lavoro. A quel punto il 38enne, armato di una semiautomatica a salve calibro 8 millimetri, da lui stesso modificata artigianalmente, benché sprovvisto di regolare porto d’armi, era piombato al bar con l’intento di farsi giustizia da solo. Una volta all’interno del locale infatti, senza troppi convenevoli e mirando direttamente al gruppetto di clienti stazionanti al bancone, aveva dapprima esploso un colpo, attingendo ad un polpaccio uno dei quattro per ferite giudicate in seguito guaribili in 23 giorni. In questo caso però la vittima, un 41enne di nazionalità rumena residente in provincia di Rovigo, era risultata del tutto estranea ai fastidiosi approcci fatti in precedenza alla barista.
Quindi, non pago, il 38enne si era così scagliato pure contro un altro degli astanti – il vero molestatore della moglie – colpendolo in fronte con il calcio della pistola oltre a massacrarlo di botte al volto e al busto. A quel punto era scattato l’allarme: ma mentre sul posto si portavano le ambulanze, l’assalitore era risalito in auto andando direttamente dai carabinieri a costituirsi. A carico dell’imputato, difeso nella circostanza dall’avvocato Luigi Medola, il pubblico ministero Michela Gregorelli aveva invece chiesto, all’esito della propria requisitoria, un anno di carcere in più.