BENTORNATO, CARLO! STASERA AL SOCIALE È LA NOTTE DI VERDONE

MANTOVA L’aveva detto durante il collegamento in streaming all’ultimo Festivaletteratura: «Vi prometto che tornerò a Mantova». E, quella promessa, Carlo Verdone l’ha mantenuta. Questa sera, infatti, l’attore e regista romano sarà al Teatro Sociale per incontrare la platea virgiliana, dopo che lo scorso settembre un po’ di indisposizione gli ha impedito di essere fisicamente presente in città in quello che sarebbe stato l’appuntamento clou del FestLet. Alle 21, assieme a Marta Bagicalupo, Verdone racconterà la propria vita da Carlo, che non è solamente quella della serie di Amazon Prime che ci ha messo davvero poco a diventare una delle serie più seguite della piattaforma, ma anche quella dei ricordi più lontani. In fondo, i ricordi, sono una componente essenziale della vita del Carlo nazionale, l’ha detto lui stesso: «Io vivo di ricordi, perché sono l’unica prova che ho vissuto e che non sono solo esistito. Il ricordo è sempre un conforto, una certezza, l’illusione di una vita che continua. Nessuno te lo può rubare, non può essere inquinato o manipolato. È il tuo film più vero, più autentico. Il film della tua vita». I ricordi sono l’elemento centrale che ha dato vita ai suoi due romanzi, “La casa sopra i portici”e il delicatissimo “La carezza della memoria”, al centro dell’appuntamento di questa sera; un libro scritto quando il mondo era bloccato dal lockdown. In quel blocco, dialogando con l’amico e collega Paolo Sorrentino, Verdone ha capito di dover dire nuovamente “Azione”; non su un set, ma nella propria vita. Si è affidato ai ricordi, alle corde del cuore e quello che ne è uscito è un libro pieno di vita e di vite. Dal legame con papà Mario ai momenti preziosi condivisi con i figli Giulia e Paolo, dai primi viaggi alla scoperta del mondo alle trasferte di lavoro, dalle amicizie romane a un delicato amore di gioventù, fino al commuovente racconto di un pomeriggio con una sua fan che stava concludendo il proprio percorso sulla Terra. Carlo Verdone, in fondo, è questo: è quello che ci fa divertire in maniera assurda (ancora oggi, davanti ai volti di Achille De Bellis ne “Il mio miglior nemico” e alle uscite di Armando Feroci in “Gallo Cedrone”, chi scrive non riesce a non scoppiare a ridere), ma che, al momento giusto, riesce a far commuovere, con uno sguardo o una parola. Come se la sua genialità artistica fosse l’emblema della teoria degli istrici di “L’amore è eterno finché dura”, né troppo vicini né troppo distanti, il giusto equilibrio tra lacrime e risate. Lo stesso si può ritrovare nei suoi libri, là dove trova spazio l’osservazione della commedia umana, l’attenzione agli altri, ma anche uno sguardo acuto, partecipe, a tratti impietoso, spesso malinconico su Roma e sulla sua gente. E, lo stesso, siamo certi di poterlo vivere, questa sera, al Teatro Sociale. Bentornato, Carlo; ti stavamo aspettando a braccia aperte. Federico Bonati