La contessa d’Arco, donna di straordinaria modernità

MANTOVA A questo punto si presenta, come indispensabile conseguenza dell’evento ieri dedicato alla contessa Giovanna d’Arco, la pubblicazione della biografia completa di una figura così moderna e fascinosa. Ieri, appunto, il convegno a Palazzo d’Arco, per ricordare, a cinquant’anni dalla sua scomparsa, il ruolo di mecenate della nobildonna, divenuta poi marchesa Guidi di Bagno, cui si deve la creazione della sede museale. E molto altro.

La contessa, come sottolineato dal presidente di Fondazione Palazzo d’Arco Livio Giulio Volpi Ghirardini, ha lasciato alla comunità mantovana una vastissima eredità, contenuta nella storica dimora, aperta ai visitatori e non solo agli studiosi. Valorizzando in questo modo il territorio, come ha proseguito il vice sindaco Giovanni Buvoli, e diventando massima rappresentante del volontariato culturale.
Una donna del passato, quindi, che fece scelte lungimiranti. I suoi avi mossero i primi passi in tal senso, come illustrato da Nicoletta Azzi dell’ Accademia Nazionale Virgiliana: Francesco Alberto II d’Arco, già nel 1778 dissertò circa le indispensabili caratteristiche della nobiltà, cominciando a staccarsi da antichi punti di vista. Il conte ritiene, infatti, che fattori indispensabili per l’aristocrazia siano lo spirito di servizio e l’impegno per il bene comune. Francesco ricoprì, infatti varie cariche pubbliche, in diverse città. Valori in realtà sostenuti anche dal padre di Giovanna, il conte Antonio. Giovanna nasce nel 1880 e trascorre la sua infanzia tra casa d’Arco e la villa alle Bertone. Poi assiste il padre durante la lunga malattia, come raccontato da Sergio Genovesi, di Fondazione d’Arco. Nel mezzo c’è il di lei matrimonio, che liquideremo come grave errore. Negli anni Sessanta del Novecento Giovanna d’Arco implementa la sua attività in campo sociale. Nel suo testamento, del 1956, già prevede di donare il suo patrimonio alla collettività. Come spiegato da Italo Scaietta, di Fondazione d’Arco e Fidam Federazione Italiana Amici dei Musei, la contessa fece parte e fu presidente di numerose associazioni, tra cui Società per Palazzo Ducale, Italia Nostra, Wwf, Croce Rossa Italiana. Mostrando una visione molto ampia dei suoi interessi. E portando avanti parallelamente il progetto della Fondazione. Alla Società per Palazzo Ducale e alle missive in merito alla donazione all’associazione di un ritratto di Margherita di Savoia duchessa di Mantova, si è dedicata Roberta Piccinelli, dei Musei Civici di Mantova. Prima dell’allestimento in Ducale, l’opera venne conservata in casa della contessa, luogo diventato già all’epoca un vero e proprio polo culturale della città. Rodolfo Signorini, di Fondazione d’Arco , ha chiuso gli incontri della mattinata, narrando la componente sentimentale ed emotiva nell’esistenza della contessa. Gli interventi del pomeriggio si sono concentrati sull’eredità di stile lasciata da Giovanna d’Arco: abiti e accessori oggi ripristinati grazie alla raccolta fondi La Moda Racconta, che ha consentito la realizzazione di una sezione di Moda e Costume nel Museo. Sono poi state illustrate le iniziative di restauro e conservazione rivolte agli ambienti del Palazzo e ai suoi preziosi elementi.