Torre di Goito: addio alla tradizionale sagra del pit

L’ex sindaco Enzo Cartapati: “Speriamo si sia trattato solo di un anno di transizione

GOITO La Sagra del Pit di Torre è entrata suo malgrado nel baule dei ricordi. Ha lasciato l’amaro in bocca ai goitesi il fatto che il tradizionale appuntamento nel borgo della Città di Sordello allestito solitamente in occasione della ricorrenza del primo giorno di Quaresima quest’anno non si sia svolto. «Fino all’anno scorso – spiega fortemente deluso  Enzo Cartapati  – erano due le manifestazioni folcloristiche che tradizionalmente si svolgevano il mercoledì delle Ceneri: la Bigolada di Castel d’Ario, che anche quest’anno ha avuto un successo di pubblico strepitoso, e la Sagra del Pit a Torre, piccola frazione nel comune di Goito. Quest’anno a Torre non è morto il tacchino, ma è morta la Sagra, manifestazione che ha sempre attirato tantissimi goitesi ed extra muros che si divertivano ancora a vedere ragazzini e adulti gareggiare nei giochi di una volta, quando non c’erano ancora gli smartphone, i cellulari e i videogiochi. La corsa con le carriole con sopra le rane, – ricorda l’ex sindaco di Goito – sostituite poi dalle uova in pericolante equilibrio, la corsa nei sacchi, l’albero della cuccagna, la rottura delle pignatte, la scorpacciata di budino o di bigoi con le sardele come a Castel d’Ario, ma da mangiarsi con l’uso della sola bocca e con le mani legate dietro la schiena. Sono solo alcuni dei momenti che creavano un’atmosfera suggestiva ed affascinante. Ma il vero clou della giornata – fa notare Cartapati – era la giostra del pit, un torneo di cavalieri che dovevano a turno passare al galoppo e cercare di colpire con un bastone la testa del tacchino, un pupazzo di stoffa, che veniva appeso a testa in giù ad una specie di forca: vinceva colui che alla fine riusciva a dargli il colpo di grazia e a staccargli completamente la testa. La sagra sembra avere una storia che affonda le proprie radici almeno nell’Ottocento: il compianto priore di Goito don Danilo Vareschi ricordava spesso che la sagra era nata come forma di protesta, quasi un dispetto, dei torresi contro il parroco di allora, reo di scarsa considerazione per la frazione. Ora sembra che a Torre la storia della Sagra del Pit sia finita, quest’anno le vie e il prato della gara sono rimasti deserti, nessuno spettatore, nessun cavaliere, l’unico che ha fatto festa è stato il tacchino che ha evitato la forca e salvato la testa. Speriamo si sia trattato solo di un anno di transizione perché la Sagra del Pit è una manifestazione che fa parte della storia dei goitesi e che non merita di finire tanto ingloriosamente»