Calcio dilettanti – Il grido delle società: “Non toglieteci il vincolo”

MANTOVA Come abbiamo scritto ieri, sono giorni decisivi per il vincolo sportivo, che il ministro  Vincenzo Spadafora vorrebbe abolire all’interno di un’ampia riforma dello sport che dovrà essere approvata entro il 30 novembre. Un provvedimento che, se non accompagnato da una formula per garantire il giusto indennizzo alle società, rischia di abbattersi come uno tsunami sui club già provati dalla crisi-Covid. E infatti i dirigenti interpellati hanno reagito con un coro di “no” alla paventata abolizione.
E’, questo, periodo di sondaggi per le società dilettantistiche, presto chiamate ad esprimere le proprie preferenze sulla ripresa dei campionati e i relativi format. Ma se le opinioni, tra giocare solo l’andata o tutto il campionato, fare playoff ristretti o allargati, sono piuttosto variegate, sul tema del vincolo la voce è praticamente unanime. «Non toglieteci anche questo. Non adesso» è il grido d’allarme dei dirigenti nostrani.
«Siamo contro l’abolizione del vincolo – è l’opinione generale – per molte società la valorizzazione del settore giovanile è una missione. E perdere il vincolo sarebbe una grossa perdita. Gestire un settore giovanile ha costi importanti: impossibile investire senza poter avere la garanzia che poi i ragazzi non vengano scippati alle società». «Il vincolo tutela i club – si ribadisce – è l’unico modo per incentivare la funzione sociale e sportiva dei settori giovanili. Chiunque faccia calcio in maniera seria, e specialmente chi punta sui giovani, deve avere la possibilità di programmare. E senza il vincolo è impossibile». «A meno che – azzarda qualcuno – non si riscrivano le regole, individuando magari dei parametri fissi nei premi di preparazione. Ma è una questione assai complessa».
La posizione del Crl, parte interessata a tutela delle proprie associate, l’ha espressa chiaramente già ieri su queste colonne la vicepresidente  Paola Rasori, ricordando che il vincolo passerà a breve a 24 anni. «Ma se la riforma di Spadafora andasse in porto – dice – occorrerà creare un meccanismo in grado di garantire il giusto riconoscimento a quelle società che formano i ragazzi e svolgono un servizio fondamentale a tutto il movimento dilettantistico».