Calcio Serie C – Matteo Gerbaudo, leader si diventa: “Il Mantova mi ha responsabilizzato”

Matteo Gerbaudo
Matteo Gerbaudo

MANTOVA Per minutaggio, è il secondo giocatore del Mantova più impiegato finora, dopo Tozzo. Ci ha messo davvero poco  Matteo Gerbaudo a divenire un perno del centrocampo. Ma anche dello spogliatoio, come testimonia il ruolo di vicecapitano assegnatogli da Troise. Torinese, scuola Juve, reduce da due campionati in D con Avellino e Foggia («entrambi vinti», ci tiene a sottolineare), con i suoi 25 anni Matteo è uno degli elementi più esperti dell’organico biancorosso. Con lui facciamo il punto della situazione, alla vigilia di tre partite che potrebbero proiettare il Mantova nelle zone nobili della classifica.
 Ripartiamo dal derby col Modena: come ne è uscito il Mantova?
«A testa alta, con maggiore consapevolezza e un’autostima rafforzata. Abbiamo reagito bene dopo la sconfitta di Bolzano e, se avessimo vinto, non avremmo rubato nulla. Detto ciò, dobbiamo comunque migliorare, evitando di subire troppo gli avversari».
 La prima delle 4 grandi occasioni del Mantova è capitata sui tuoi piedi…
«Dovevo essere più lucido e leggere meglio il rimbalzo del pallone. Anche contro l’Imolese ero andato vicino al gol. E uno me l’avevano annullato».
 Insomma, hai voglia di segnare…
«L’importante è che si vincano le partite. Però sì, mi piacerebbe molto segnare».
 A proposito di gol: come ti spieghi l’inversione di tendenza delle ultime partite?
«È il calcio. Non eravamo fenomeni quando segnavamo 15 gol in 5 partite; e non siamo diventati scarsi ora che ne abbiamo segnato uno in 3 gare. Ci sono partite che sblocchi subito e tutto diventa più facile, come ci è capitato con Perugia e Matelica; ed altre in cui serve l’episodio che però non arriva, come contro il Modena».
 Ora tre match in una settimana, di cui due in casa…
«Potrebbero darci la spinta per il rush finale del girone d’andata. Ma non dobbiamo guardare troppo in là, nè tantomeno farci ingannare dalla classifica delle avversarie».
 A Verona per i tre punti o per non perdere?
«Noi scendiamo in campo sempre per vincere e così faremo domenica contro la Vecomp. Su questo il mister ci martella».
 Com’è cambiato il Mantova dalla prima giornata ad oggi?
«Siamo inevitabilmente cresciuti, a livello di compattezza, di gioco e di intesa tra i reparti. Credo che oggi la squadra abbia un’identità più definita anche se, come dicevo, dobbiamo migliorare».
 Che bilancio puoi fare finora a livello personale?
«Sono contento. L’impatto è stato ottimo fin dal primo giorno, ho dei compagni fantastici, giocatori fortissimi e un allenatore col quale mi trovo molto bene e che mi ha responsabilizzato».
 Alludi al ruolo di vicecapitano?
«Sì, non nascondo che mi ha fatto molto piacere. Per non parlare di quando in campo ho indossato la fascia di capitano per l’assenza di Pippo (Guccione,  ndr). Anche in altre piazze mi era capitato, ma solo a metà o fine stagione».
 Che Serie C hai ritrovato dopo due anni in D?
«Più competitiva, organizzata. Anche blasonata, se pensiamo a certe piazze come appunto il Mantova. E poi il livello generale si è alzato, non ci sono più le cosiddette squadre materasso».
 Sei cresciuto nel vivaio della Juve: chi era il tuo modello di riferimento?
«Claudio Marchisio. Giocatore duttile, intelligente. Fondamentale per quella Juve e per la mia formazione».
 Un’ultima curiosità: perchè cambi squadra ogni anno?
«Non c’è un motivo preciso, è andata così. In realtà mi piacerebbe rimanere due, tre, quattro anni nella stessa squadra. E questa continuità spero di trovarla a Mantova: i presupposti ci sono, la mia volontà pure».