MANTOVA Non c’è nulla di vero per il sindaco Mattia Palazzi nei timori dei condomini del teatro Sociale, di cui abbiamo reso conto ieri relativo all’assemblea del teatro sociale. A detta del sindaco le proposte di modifica dello statuto per far sedere nel direttivo della società anche enti e soggetti privati «semplicemente non esistono e non sono esistite. Si tratta pertanto di una ricostruzione del tutto priva di fondamento».
Al contrario, specifica il sindaco, «l’amministrazione comunale assieme a Fondazione Artioli dal 2020 si sta impegnando per valorizzare le potenzialità che il “massimo” può offrire per rientrare in un circuito di politiche culturali che coinvolgono i teatri di tradizione italiani. L’investimento dell’amministrazione e di Fondazione Artioli, in accordo con la presidenza del teatro Sociale, sta portando migliaia di mantovani a teatro. Il risultato raggiunto in questi anni crediamo sia oggettivo e sotto gli occhi di tutti».
Ma a muovere le resistenze dei palchettisti non è la qualità dei cartelloni, bensì la proposta di modifica dello statuto che, all’articolo 11, viene ad aggiungere questa frase: «All’interno della direzione possono essere eletti massimo un rappresentante delle società private e un rappresentante degli enti», con la sola pregiudiziale che «i rappresentanti delle società private e degli enti non possono ricoprire il ruolo di presidente». E questo mentre lo statuto vigente prevede che il direttivo sia formato solo «da 5 persone fisiche», compreso il presidente.
Forse la cosa non rientra nelle mire del Comune, come l’ente stesso tiene a precisare per voce del sindaco, ma è ampiamente giustificato il timore dei proprietari condomini del teatro massimo che vedono minata l’autonomia della società. Il collocamento di un rappresentante nel consiglio direttivo, oltre a un altro rappresentante di “società privata” – che comunque potrebbe facilmente collegarsi con l’ente – darebbe al Comune una rappresentanza di 2 voti su 5. E accattivarsi il terzo voto per avere così la maggioranza non diventerebbe un grande problema per chi già ha autorevole voce in capitolo per decidere le programmazioni teatrali – e già oggi la stessa presidenza di Paolo Protti non nasconde la propria vicinanza all’ente di via Roma.
A farla breve, da un lato il Comune vede nella modifica dello statuto un’opportunità, gli altri un tentato “golpe”.