SAN GIORGIO BIGARELLO – Sulle aperture degli ipermercati nei giorni 25 aprile e 1° maggio interviene anche Monica Perugini , referente provinciale del Partito Comunista nonché membro della segreteria regionale. «Purtroppo la grande distribuzione continua a farla da padrona e la politica si adegua supinamente ad un sistema che non solo calpesta i diritti dei lavoratori, ma al tempo stesso sta distruggendo il piccolo commercio e anche i mercati paesani, strozzati dalla concorrenza “festiva” di queste grandi strutture di vendita – attacca la Perugini -. Per un principio di fondo siamo da sempre contrari alle aperture domenicali, giornate che dovrebbero consentire ai lavoratori di poter stare a casa con le proprie famiglie». In effetti c’era un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui si viveva benissimo senza fare la spesa la domenica o per le feste segnate in rosso sul calendario. Era solo una questione di organizzazione. E d’altronde non è difficile notare persone nei supermercati che girano senza meta, ma sono lì perché non sanno dove andare. Una situazione figlia delle cosiddette “liberalizzazioni selvagge” introdotte in due distinte tranche, prima dall’ex ministro Pierluigi Bersani e in seguito dal governo tecnico di Mario Monti. «Liberalizzazioni che, dati alla mano, ci hanno reso più poveri e hanno sfaldato le famiglie – prosegue la responsabile del Partito Comunista -. La tecnologia, oltretutto, dovrebbe aiutare i lavoratori e non renderli schiavi, come sta avvenendo in particolare nel settore della grande distribuzione. In questi giorni di proteste dovute alla crisi e al grave costo posto come sempre in capo ai più deboli, invitiamo tutti i lavoratori ad unire le lotte per prospettare una società diversa, quella che questa classe politica non potrà mai garantire, in quanto prima responsabile di questo scempio che stiamo già pagando tutti molto caro. Del resto come potrebbe un banchiere o il Pd, da anni diventato il partito della borghesia benestante e dei poteri forti, fare gli interessi di chi vive del proprio lavoro?».
Matteo Vincenzi