Comunali 2020, si mescolano le carte

MANTOVA A sei mesi approssimativamente dal voto amministrativo del capoluogo, la chiarezza stenta a diradare le prime nebbie della politica locale, sulla quale permane una sola certezza: il sindaco uscente  Mattia Palazzi è l’uomo da battere. Tanto dicono gli avversari, ma tanto anche quelli che nello stesso centrosinistra (forza decisamente minoritaria) non vi si riconoscono.
Proprio fra i dem persistono frange anti-palazziane, e non si tace nell’ambiente che le adesioni dei dem locali alla renziana Italia viva sia motivata proprio dal disegno di costituire una lista anti-Palazzi; proposito peraltro sconfessato dagli stessi renziani, che anzi hanno preannunciato sostegno al sindaco. Restano fuori dal novero taluni della vecchia guardia legata a  Gianfranco Burchiellaro, ancora intenzionata, pare, a scendere in campo in proprio, dove non fosse possibile aggregarsi ad altri simboli più costruiti.
Sempre nel centrosinistra tuttavia non mancano sorprese. A partire da Comunità e territori, che dopo l’annessione di  Alberto Grandi alla maggioranza pare intenta a rimanervi collegata, ponendo a capolista addirittura  Mauro Redolfini, il direttore assindustriale già corteggiato da Fratelli d’Italia, e oggi manifestamente schierato a favore del sindaco, col quale parrebbe avere avviato un dialogo già da mesi.
Uno sberleffo per i tricolori di  Alessandro Beduschi, che però non sembrano essersi persi d’animo. Proprio ieri anzi Beduschi ha “sdoganato” Stefano Rossi, il civico filoleghista, che a breve verrà notificato a  Giorgia Meloni, nell’attesa del consenso del terzo partner, Forza Italia.
Nemmeno fra gli azzurri tuttavia c’è coesione. Sembrerebbero anzi più coloro che “a microfoni spenti” si dicono contrari alla candidatura Rossi, benché indotti a doverla metabolizzare.
Restano fermi sulle proprie posizioni gli idealisti di sinistra (Potere al popolo, coi vari circoli eQual e La boje), intenzionati a scendere in pista con un proprio candidato. Allo stesso modo, i Moderati di centro di  Gilberto Sogliani, che ha annunciato lista e candidato in proprio laddove non dovesse avere seguito un’intesa con il centrodestra, primo interlocutore, e con Forza Italia in primis.
Fuori dai due poli, restano col punto interrogativo i pentastellati di  Michele Analoro, il cui travaglio sembra in gran parte legato alla scarsa giustificazione che troverebbe oggi una lista anti-inceneritore, dopo gli esiti della vertenza Pro-Gest che molto probabilmente accetterà di ridurre la propria quota produttiva, ivi compresa la costruzione dell’impianto di termovalorizzazione. E sul futuro candidato sindaco M5S pesa invece in ogni caso la prassi grillina delle comunarie.