Dara sulla Corneliani: “Pesa il “massimalismo” di certo sindacato”

MANTOVA «Esprimo il mio sostegno ai lavoratori della Corneliani, la cui direzione ha deciso di portare i propri libri in tribunale chiedendo un concordato in bianco». Lo afferma il consigliere regionale della Lega Alessandra Cappellari. Che spiega: «A novembre, alle prime avvisaglie di crisi e dopo l’annuncio di un nuovo piano di ristrutturazione, mi ero già attivata presso Regione Lombardia contattando l’assessorato regionale alla Istruzione, Formazione e Lavoro di Melania Rizzoli, che era già a conoscenza della grave situazione e si era detta disponibile ad intervenire; oggi ci siamo risentite e posso anticipare che la Regione è pronta a fare la sua parte, per quanto in suo potere, al fine di tutelare e salvaguardare i lavoratori, coinvolgendo anche la Commissione Attività Produttive presieduta dal collega Gianmarco Senna». In serata è intervenuto anche l’onorevole Andrea Dara: «E’ chiaro che la crisi del settore tessile con la pandemia si è fatta, in modo diffuso, drammatica ma, nello specifico, le difficoltà si erano già palesate a metà 2019 con l’annuncio di un rosso da 12 milioni di euro e l’annuncio di un nuovo piano di ristrutturazione. Poi a novembre l’annuncio dei 130 esuberi. La proprietà aveva proposto una ristrutturazione, su cui occorreva far partire una vera trattativa, ma, per evidente scelta ideologica, la risposta soprattutto della CGIL è stata quella del muso duro massimalista, in stile “biennio rosso” del secolo scorso». Dara fa notare di avere offerto il proprio supporto, anche attraverso l’interrogazione al Mise per incardinare la questione “Corneliani” nei tavoli di crisi senza però ottenere riscontro dal sindacato principale. «La risposta della Cgil era stata sprezzante e offensiva, in contraddizione con quanto fino ad allora si era sempre fatto come “componente mantovana” nelle istituzioni – ricorda il parlamentare leghista -. All’epoca fu preferita la “sceneggiata” del sindaco di Mantova Mattia Palazzi che volava a Londra per incontrarsi con la proprietà, una classica mossa elettorale e non certo a favore della risoluzione del problema e scioperi e cortei ad oltranza. Sono stato facile profeta, come lo sono stati tanti anche interni all’azienda, nel prevedere un finale a tutto a svantaggio dei lavoratori. Perché se fosse stato fatto un lavoro vero, fin dall’inizio, probabilmente la crisi da Covid-19 sarebbe stata affrontata in modo diverso e con più frecce al proprio arco».