Adescava minorenni sui social, 30enne denunciato

MANTOVA Nella giornata di ieri, all’alba, gli Agenti della Squadra Mobile della Questura e della Polizia Postale di Mantova hanno proceduto ad effettuare una perquisizione personale e domiciliare nei confronti di un 30enne mantovano – residente nell’hinterland del Capoluogo ed indagato per l’Articolo 609 undecies del Codice Penale (Adescamento di Minorenni) – finalizzata alla ricerca di materiale pedopornografico inerente al reato di pornografia minorile, nell’ambito di una complessa e delicata indagine tuttora in fase di attività istruttoria.
L’operazione di Polizia, disposta nell’ambito di un Procedimento Penale in carico alla competente Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia, si è protratta per alcune ore ed ha dato esito positivo: nella abitazione dell’indagato, infatti, sono stati sequestrati 2 Smartphone ed una Memoria USB contenenti materiale ritenuto utile per l’accertamento delle responsabilità penali e per il prosieguo delle indagini.
Da una preliminare visualizzazione dei dati informatici memorizzati all’interno dei dispositivi elettronici sequestrati, infatti, è stato possibile accertare immediatamente la presenza di immagini di profili di giovanissime vittime, nonché di numerose conversazioni in chat – con l’utilizzo di differenti profili aperti sulle piattaforme di noti social-network e registrati con nomi di fantasia – nell’ambito delle quali il 30enne mantovano attualmente sottoposto ad indagini aveva adescato – e, talvolta, cercato di adescare senza successo – potenziali vittime di minore età; queste, in svariati casi – avendo intuito le malevoli intenzioni dell’uomo – erano riuscite a far bloccare i falsi profili social utilizzati dall’adescatore, che poi costui era in seguito riuscito a riattivare utilizzando altri pseudonimi.
Ora tutto il materiale sequestrato è al vaglio degli investigatori della Squadra Mobile della Questura e della Polizia Postale di Mantova, al fine di ricostruire tutta la rete di contatti e di conversazioni virtuali avuti dall’indagato attraverso i falsi profili social utilizzati da costui per approcciare le vittime minorenni.