MANTOVA – Proseguono a ritmo serrato le indagini dei carabinieri di via Chiassi per ricostruire dinamica e movente del delitto di via Bonomi in cui lo scorso 11 ottobre aveva perso la vita, attinto da un fendente all’arma bianca, il 21enne richiedente asilo ghanese Zane Abdul Mobarik. Una vicenda di sangue che ha portato in carcere il 22enne marocchino Hiani Othman, fermato dagli investigatori poche ore dopo il fatto nei pressi della stazione ferroviaria, ma su cui restano ancora troppi punti oscuri. In primis cosa ci facessero i due – uno domiciliato nel Bresciano e l’altro a Verona – quella sera a Mantova; in secondo luogo se il loro sia stato un incontro prettamente casuale oppure, se dietro l’omicidio, ci fosse qualcosa di preordinato come un accordo prestabilito tra due soggetti che si conoscevano e magari legato in qualche modo a doppio filo agli ambienti dello spaccio di stupefacenti. A supportare tale pista investigativa il ritrovamento, a quanto pare nello zainetto della vittima, di una ventina di grammi di marijuana già suddivisa in dosi e pronta per essere piazzata sulla piazza virgiliana. Altro elemento, affatto secondario, su cui ora si sta focalizzando l’attività inquirente, quello attinente la presenza sul luogo dell’aggressione di altre persone, di cui almeno una donna, indicate da alcuni testimoni nonchè riprese dalle telecamere a circuito chiuso adiacenti la zona di piazzale Don Leoni e che, pur non avendo preso parte attiva alla lite, potrebbero essere in qualche modo collegate ai due, nonchè fornire ulteriori indizi per far piena luce sul caso.