La figlia della vittima: “Ci sono altri complici che rimarranno impuniti”

MANTOVA «Ci sono persone che all’epoca, in qualche modo, hanno fatto da ponte tra mio padre e gli assassini e che di questi ultimi dovrebbero essere considerati complici. Per aver fatto da tramite dovrebbero venire giudicati anche loro dunque in un aula di tribunale; ma questa cruda amara realtà purtroppo resterà invece impunita». È quanto sostenuto dalla figlia dell’imprenditore agricolo di Buscoldo, Cristiana Colli, ieri mattina presente davanti all’ingresso di via Poma poco prima dell’inizio del processo a carico di Ovidiu Aurel Baisan. In mano un’impressionante gigantografia del padre con il volto tumefatto dalle botte e dalle violenze ricevute quella notte di maggio del 2012. Un modo il suo, per sensibilizzare la comunità e al contempo urlare il proprio stato d’animo di rabbia dopo anni di silenzi forzati. Quel 18 maggio 2012, fu lei a ritrovare per prima il corpo senza vita del proprio genitore riverso a terra sul vialetto di casa. «Parlerò – aveva scritto due giorni fa la 43enne sul suo profilo Facebook – se qualcuno vorrà ascoltare le parole di una figlia che ha trovato riverso in un fossato suo padre, al rientro di una banale serata fuori casa. Ci sono voluti sette anni per chiudersi nel dolore, per osservare semplicemente e per poter raccogliere autocontrollo e lucidità».