Processo Baisan, in aula parla uno dei banditi

Ieri la deposizione di Constantin Posa già condannato in appello a 25 anni di carcere

x

MANTOVA  È proseguito ieri mattina in Corte d’Assise, il processo instaurato a carico di Ovidiu Aurel Baisan, il 30enne rumeno accusato assieme ad altri quattro connazionali, della morte di Edo Colli, l’agricoltore di Buscoldo brutalmente assassinato sul vialetto di casa la sera del 18 maggio 2012. Il capo d’imputazione formulato nei suoi confronti, così come per tutti gli altri complici, è di omicidio premeditato. A deporre in aula, davanti a giudici togati e giuria popolare, è stato chiamato proprio uno dei cinque banditi: Costantin Posa, 31 anni, per quell’efferato delitto già condannato in primo grado all’ergastolo, pena poi ridottagli in appello a 25 anni di reclusione. Incalzato dalle domande del pubblico ministero Giulio Tamburini, il teste ha sostanzialmente confermato quanto da lui sostenuto già tre anni fa: una versione dei fatti la sua, con cui ha negato di essersi mai trovato quella notte di quasi sette anni fa sul luogo della tragedia e di aver saputo solo al momento del suo arresto di quanto occorso all’imprenditore agricolo 65enne. Altro aspetto del suo racconto: il rapporto con gli altri membri della banda, soprattutto quello con il fratello Nicolae Anghel, già condannato al carcere a vita in contumacia e ad oggi ancora latitante. Secondo il 31enne rumeno Anghel in quei giorni era intrattabile, sempre ubriaco e drogato: «Con lui – ha dichiarato – non sono più in contatto da molto tempo e non so dove ora si possa nascondere». Infine ha sostenuto di non essere mai stato al ristorante “Gatto Bianco” e di non aver mai visto ne Colli ne tantomeno l’amico della vittima Egidio Gandolfi. Conclusa la deposizione il procedimento è stato quindi aggiornato al prossimo 11 febbraio quando a parlare in videoconferenza dalla Spagna, dove si trova detenuto per un’altra vicenda in attesa dell’estradizione in Italia, sarà chiamato Remus Ovidiu Pintea condannato per questa vicenda a trent’anni di carcere. Sempre in tale seduta si dovrebbe espletare anche l’esame dell’imputato mentre per i testimoni della difesa tra cui figurano Roxana Adriana Dian ed Egidio Gandolfi, molto verosimilmente si dovrà attendere la fissazione di un’ulteriore udienza. Baisan era stato catturato la scorsa estate ad Alba Julia, nel nord ovest della Romania, dopo una latitanza durata oltre sei anni. In realtà il giudizio a carico del 30enne si sarebbe dovuto aprire giusto un anno fa, ma la sua irreperibilità aveva reso vano ogni tentativo di notifica. Era stata la Polizia rumena, dopo una serrata attività d’indagine condotta dagli uomini dell’Arma virgiliana, a rintracciarlo lo scorso agosto nel Paese d’origine. Stando a quanto emerso, nel corso della prima udienza dibattimentale, la presenza di Baisan nel capoluogo virgiliano era stata confermata già una settimana prima del delitto. L’uomo, infatti, insieme agli altri quattro connazionali, era stato fermato e controllato in un paio di occasioni a bordo di una Bmw rossa con cofano blu intestata al padre di Anghel; una prima volta l’11 maggio in strada Spolverina e una seconda la sera precedente l’omicidio sul Lungolago Gonzaga.

Lorenzo Neri